Abbiamo già visto che i problemi di scarsa produzione di latte esistono veramente, seppure molto rari. Quando viene diagnosticata un’ipogalattia, si deve procedere quanto prima col fare degli accertamenti. Bisogna capire da cosa sia causata. Si procede quindi per prima cosa a valutare sia l’attacco del bambino che le condizioni fisiche della mamma.
Una volta scoperta la causa si corre ai ripari. In caso di malattia della mamma bisogna capire di cosa si tratti nello specifico, e in base ai risultati si potrà valutare se sia possibile riprendere l’allattamento o meno. In caso di ipoitiroidismo o ritenzione della placenta, l’allattamento, con le giuste terapie, potrà riprendere. Difficile invece nel caso della Sindrome di Sheenan, che causa danni all’ipofisi e quindi preclude la formazione degli ormoni per la produzione del latte. Un altro caso non valutato nel precedente articolo sull’ipogalattia è la mancanza del tessuto mammario. Anche in questo caso non sarà facile allattare.
Per i casi di ipogalattia secondaria, invece, si partirà per prima cosa dal valutare l’attacco del bambino ed eventualmente a correggerlo. Si dovrà fare un allattamento esclusivo, senza quindi alcun tipo di aggiunta né somministrazione di tisane e abolendo l’uso del ciuccio e del biberon. Solitamente in tutti questi casi l’allattamento riprende in pochi giorni, ma bisogna essere determinate e avere costanza. Purtroppo non sempre si tratta di una cosa semplice, soprattutto quando non si trovano operatori qualificati davvero in grado di aiutare una madre ad allattare, perché a quanto pare, prescrivere l’aggiunta è sempre il metodo preferito dai pediatri.
Nel caso in cui ci venisse il dubbio, reale o presunto, di trovarci in una di quelle situazioni, è bene fare una visita presso professionisti competenti. A occuparsi di questo problema ci sono ostetriche e consulenti dell’allattamento. Ci sono anche consulenti a pagamento, come le IBCLC, che sostengono un duro esame dopo un lungo percorso di studi, e le consulenti LLL (La Leche League), che devono svolgere un periodo di formazione e avere alle spalle diversi anni di esperienza sul campo oltre che un tot di mesi di allattamento personale prima di poter esercitare. In tutti questi casi possiamo stare certi di essere in buone mani.