In Italia c’è una legge che aveva già stabilito la gratuità della contraccezione, ma se ne parla da anni e ancora non c’è niente di fatto: adesso le cose potrebbero cambiare.
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha ripreso in mano la questione e sta discutendo sull’applicabilità della normativa.
Contraccezione gratis per le over 25? Se ne sta occupando l’AIFA
Da pochi giorni l’AIFA ha cominciato a prendere in considerazione la possibilità di rendere gratuita per le donne fino ai 25 anni la contraccezione ormonale (come ad esempio la pillola, il cerotto, l’anello, l’impianto sottocutaneo e la spirale).
Adesso nel nostro Paese tutti i tipi di contraccezione, e non soltanto quella ormonale, non sono coperti dal sistema sanitario nazionale, sebbene esista fin dagli anni Settanta una legge che garantisca la contraccezione accessibile e gratuita (fondamentale per prevenire gravidanze indesiderate).
Ecco perché mercoledì 5 ottobre, presso la sede dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si è riunita la Cts (la Commissione Tecnico Scientifica chiamata a valutare e ad esprimersi sulla rimborsabilità dei medicinali) e il Cpr (il Comitato dei Prezzi e dei Rimborsi che si occupa di concordare il costo dei farmaci con le aziende produttrici) per decidere come sbloccare questa questione rimasta ibernata da quasi cinquant’anni e giungere finalmente alla rimborsabilità di determinati contraccettivi ormonali.
Sempre mercoledì, Roberto Speranza, ministro della Salute, ha sottolineato come l’AIFA si stia impegnando per la rimborsabilità di certi metodi contraccettivi non da oggi ma da parecchio tempo e che questa procedura tuttavia richiede dei tempi tecnici che non si possono ridurre.
A novembre però, così come riportato dal quotidiano La Stampa, decadranno gli organi direttivi dell’Agenzia che essendo di nomina governativa, avranno bisogno di altro tempo per essere ricostituiti e che pertanto difficilmente si riuscirà a concludere qualcosa di concreto in tempi brevi.
Una legge approvata da anni ma mai applicata
Stiamo parlando della legge 405 del 1975, quella in cui si istituiscono i consultori e che all’articolo 1 spiega che uno dei compiti di queste strutture sia proprio quello di fornire i mezzi fondamentali a una procreazione più responsabile.
All’articolo 4, poi, si legge chiaramente che tutti i prodotti farmaceutici atti a questo scopo devono essere resi disponibili gratuitamente non solo per tutti gli italiani ma anche per i cittadini stranieri che risiedano o che soggiornino, anche solo temporaneamente, sul Nostro territorio.
Il medesimo principio è stato poi ribadito con la legge numero 194 del 1978, la stessa norma che ha evitato il ricorso all’aborto clandestino e che all’articolo 2 parla di assistenza alla procreazione responsabile rivolta anche ai minori senza il consenso genitoriale.
Più recentemente, nel 2017, il presidente del Consiglio dei ministri ha approvato un successivo decreto che definisce e aggiorna l’assistenza, le prestazioni e i servizi che il Sistema Sanitario Nazionale è tenuto a offrire. Nel testo, che ancora oggi non è operativo per la mancata firma di alcuni decreti, si ribadisce nuovamente che il SSN deve garantire a tutti i cittadini italiani (donne, famiglie, coppie, minori) i mezzi indispensabili per la procreazione responsabile.
La contraccezione gratuita in Italia: non solo nei consultori ma anche in farmacia!
Ad oggi, la contraccezione gratuita è prevista nei consultori di sei regioni italiane (Emilia Romagna, Puglia, Toscana, Lazio, Lombardia e Piemonte) per determinate categorie di soggetti e comunque con diverse limitazioni.
Tuttavia, se l’Agenzia del Farmaco dovesse esprimersi sulla gratuità della pillola anticoncezionale, questa potrebbe essere ritirata non più nelle strutture comunali ma direttamente in farmacia.
Quest’operazione però costerebbe allo Stato italiano 200 milioni di euro ed è proprio l’aspetto economico a portare dei ritardi nell’applicazione di questa legge un po’ toppo agé! Tuttavia il fatto che adesso sia la Cts che il Cpr si siano riuniti per parlare dell’applicabilità della legge potrebbe far ben sperare e rendere accessibili a tutte le donne fino ai 25 anni d’età la gratuità almeno della pillola anticoncezionale, utilizzata da quasi 2,5 milioni di italiane.