La febbre è un innalzamento della temperatura corporea al di sopra della media, compresa tra i 36,5 e i 37,5°C. Si tratta di un meccanismo fisiologico di difesa che possiede il corpo umano ma che va tenuto seriamente in considerazione nel caso in cui lo stato febbrile persiste per oltre 24 ore. Nei bambini è frequente, ma la valutazione dello stato di salute va fatta tenendo conto anche del loro comportamento. Un bambino con febbre moderatamente alta ad esempio, ma allegro e reattivo, starà probabilmente meglio di uno con febbre bassa ma in stato quasi letargico. Prima di allarmarsi, inoltre, è importante valutare l’abbigliamento del piccolo: i bimbi infatti non sanno termoregolarsi ed è facile che la loro temperatura corporea salga se troppo coperti.
Non necessariamente una febbre alta indica una presenza della malattia ma è comunque consigliabile consultare il pediatra quando la temperatura sale al di sopra dei 38°C. In genere i bimbi arrivano a raggiungere anche i 40° per i disturbi leggeri, quindi non è il caso di allarmarsi, ma è importante sentire subito un medico soprattutto se il piccolo ha meno di 2 mesi. L’aumento della temperatura aumenta anche il metabolismo del bambino, che tenderà quindi a perdere peso e liquidi che vanno prontamente reintegrati invogliando il bambino a bere, reintroducendoli attraverso succhi di frutta, latte o acqua per evitarne la disidratazione.
È bene inoltre contattare il pediatra, o recarsi al pronto soccorso, quando, oltre alla febbre, si nota nel bambino una evidente alterazione della sua vitalità, è particolarmente irritabile, presenta brividi e sudore o non riesce a chinare la testa sul torace. Un segnale di maggior rischio è dato dalla presenza di convulsioni, pianto inconsolabile, difficoltà nel respirare o presenza di chiazze violacee sul corpo e mostra evidente dolore addominale. Anche una minzione scarsa, un colore scuro dell’urina, segni di disidratazione e fontanella infossata, possono indicare uno stato di salute anomalo del bambino.
Non bisogna sottovalutare neanche uno stato febbrile leggero, ma che dura da oltre tre giorni, oppure una febbre che non accenna a scendere neanche con i farmaci antipiretici. Potrebbe infatti trattarsi, non di un comune stato influenzale, ma di qualche forma virale che va trattata con farmaci specifici su precisa indicazione del medico curante.
Il consiglio è, dunque, quello di tenere sotto controllo la temperatura del neonato, tramite termometri (preferibilmente ascellari, secondo le linee guida della Società italiana di pediatria), e allo stesso tempo il comportamento del bambino. Il termometro ascellare elettronico ha una buona tollerabilità da parte dei bambini, mentre l’utilizzo dei termometri timpanici a infrarossi è consigliato solo se usati da esperti poiché si tratta di uno strumento particolarmente sensibile agli errori.
I termometri rettali non vengono consigliati dagli istituti di pediatria per il fastidio che arrecano ai neonati e soprattutto perché, in presenza di determinate patologie, come il sanguinamento, possono causare dolore al bambino essendo particolarmente invasivi. Inoltre va tenuto conto che la temperatura rettale è di 0,5°C superiore a quella epidermica, pertanto va scalata dalla temperatura rilevata per avere il corretto parametro.
In presenza di febbre, dunque, è consigliabile non allarmarsi troppo e cercare di fare un’attenta e accurata valutazione della situazione prima di ricorrere al pediatra.