Una vera e propria penalizzazione sul reddito, ecco cosa di intende per Child Penalty. Colpisce le donne in gravidanza ed in maternità: più in dettaglio e più spesso questo avviene durante il congedo successivo al parto. Ciò che è peggio, è che questo svantaggio si mantiene persino durante i primi anni del bambino. Ecco perché diverse donne considerano l’idea di diventare madri con molta difficoltà.
La cura dei figli tutta sulle spalle delle mamme
Si parte da uno stereotipo di genere, che vede le donne quasi in obbligo rispetto agli uomini il doversi occupare dei neonati e della casa. Questo presupposto crea un divario occupazionale che da adito a una vera e propria discriminazione economica e in termini di carriera.
La scelta di avere figli o meno è senza dubbio intima e personale, ma il rischio di Child Penalty influenza la decisione delle donne in maniera considerevole.
La problematica si acuisce inoltre all’aumentare del numero dei figli, in quanto l’occupazione diminuisce in vista dell’incremento della prole, andando a sottolineare sempre più un divario netto tra lo stipendio e l’occupazione di madre e padre.
Gli stipendi delle donne con figli sono più bassi
La discriminazione dovuta alla Child Penalty può arrivare a livelli tali da indurre o costringere le donne a lasciare il proprio posto di lavoro per prendersi cura dei figli, della casa e della famiglia.
Così facendo, però, si riduce notevolmente il loro reddito presente e soprattutto la futura possibilità di reinserimento.
Secondo uno studio statistico pubblicato su Save The Children, nel 2019 il 72,9% delle donne madri lavoratrici ha lasciato l’impiego. Gli uomini sono stati solo il 27,1%.
Conseguenze di questi numeri sono in primis fattori sociali e culturali, specie perché il mercato del lavoro penalizza le lavoratrici già precarie o con contratto a tempo determinato, creando inoccupazione definitiva.
Preoccupano anche le conseguenze territoriali della Child Penalty, specie in Italia, di gran lunga maggiori nelle regioni meridionali.