Anche gli adulti hanno sempre da imparare, e spesso la fonte da cui prendere l’insegnamento sono proprio i più piccoli. Come sta accadendo in queste ore a Caivano, la cittadina alle porte di Napoli dove 2 anni fa si è consumata la tragedia di una piccola bimba di 3 anni lanciata dal terrazzo per essersi ribellata agli abusi. Un crimine agghiacciante, quello di Fortuna Loffredo, che ha trovato nel vicino di casa e nella disgustosa parola “pedofilia” la sua triste spiegazione.
Ed è in questo clima di dolore e sconforto che i bambini possono insegnare agli adulti a rialzare la testa, combattendo per un futuro migliore. Non si sono tirati indietro i piccoli amici di Fortuna, quando hanno dovuto puntare il dito contro l’orco, Raimondo Caputo, raccontando senza alcun timore le scene di prevaricazione sessuale subite o alle quali hanno dovuto assistere.
La parola omertà, per questi piccoli grandi uomini, ha ancora un significato sconosciuto, nonostante la quotidianità attorno a loro sia ben diversa, tra camorra e povertà: ci sono voluti ben 24 mesi prima di trovare un responsabile, tra parole non dette e frasi mai pronunciate da parte degli adulti che sapevano ma non parlavano. E così sono stati loro a dare un nome all’assassino: un esempio, quello dei bambini di Caivano, anche per tutte quelle donne costrette al giogo maschile, che per salvaguardare i legami familiari e tutelare i bambini, rinunciano alla loro dignità.
Non abbiate paura, apritevi con il mondo: i più piccoli spesso possono essere più forti e coraggiosi dei “grandi”.
U bisogna ammazzarlo quel
I pezzi di merda fanno del male ai bambini senza processo