Quando si avvicina il momento del parto è normale avere un po’ di ansia, anche se ci si è preparate durante i corsi pre parto. Ma quante donne arrivano veramente preparate a quell’appuntamento? Quante sanno quali sono i propri diritti? Alcune che si sono documentate arrivano in ospedale già con un piano del parto, ma non è strettamente necessario farlo, altre sanno solo che dovranno seguire le istruzioni di ginecologi e ostetriche.
15 diritti fondamentali delle partorienti secondo l’OMS
Eppure è dal lontano 1985 che l’OMS ha stilato delle raccomandazioni che costituiscono la carta dei diritti della partoriente. Si tratta di ben 15 punti che chiariscono quali sono, o sarebbe più corretto utilizzare il condizionale, i diritti delle donne che si apprestano a mettere al mondo una nuova vita. Il primo punto è forse, tra tutti, quello che più facilmente viene rispettato ed è quello che assicura alla donna una presenza familiare o comunque di sua scelta che le stia accanto e la possibilità di ricevere visite nel periodo immediatamente successivo alla nascita.
Tra i punti meno rispettati quelli inerenti l‘induzione del parto e la pratica dei cesarei, nonché delle episiotomie. Secondo quanto prescritto dall’OMS non si dovrebbe mai indurre un travaglio se non in vero e comprovato caso di necessità, cosa che purtroppo non accade e sovente con troppa facilità viene praticata l’induzione con ossitocina. Stessa cosa vale per i cesarei che non dovrebbero superare il 10-15% dei casi ma che come ben sappiamo vanno molto oltre tale soglia. Inoltre l’episiotomia dovrebbe essere sempre evitata se non in caso di assoluta necessità, ma come è facile notare (basta chiedere in giro) viene praticata quasi di routine.
Nel frattempo, anche l’Unione Europea nel 1988 ha ribadito i diritti delle mamme con la “Carta dei diritti della partoriente”.
La lotta contro le prassi antiquate (ed inutili)
Parliamo di tricotomia, la brutta abitudine di rasare i peli pubici: lo sapete che non è obbligatorio rasarsi o farsi rasare per un parto naturale e che anzi può essere dannoso? Eppure in molti ospedali vige ancora tale antiquata prassi.
Tra gli altri punti quasi mai rispettati vi è quello dell‘incoraggiamento a un parto naturale dopo un taglio cesareo. Quante di voi conoscono la possibilità di fare un parto naturale dopo un cesareo? Poche, perché il vostro ginecologo vi avrà detto che dopo un primo TC si deve necessariamente fare un altro TC, il rischio che si strappi l’utero è molto elevato. Fesserie obsolete.
Documentatevi, conoscete i vostri diritti e pretendete che vengano rispettati!