Capricci e dispetti costellano da sempre la crescita di ogni bambino. Alcune volte si tratta solo di una fase, altre, invece, possono tramutarsi in cattive abitudini difficili da contrastare. In entrambi i casi questi comportamenti nascondono qualcosa e l’unico modo per eliminarli è capirne il perché.
Dispetti: una forma di comunicazione
Come molti dei gesti e dei comportamenti che nei primi anni di vita del bambino potrebbero risultare inspiegabili agli adulti, i dispetti non sono altro che forme di comunicazione.
Emozioni, sentimenti e desideri sgorgano naturalmente nel cuore e nella mente dei piccoli e se ancora non hanno raggiunto l’età e la maturità necessaria per comunicarli efficacemente, dispetti e capricci diventano il migliore strumento in loro possesso per manifestarli.
In presenza di queste condotte, quindi, non vi è mai, effettivamente, un’intenzione maligna e per poterle correggere è necessario, innanzitutto, comprendere quale messaggio il proprio bambino stia cercando di veicolare.
Bambini e comprensione di bene e male
Nel caso di bimbi di età non superiore ai cinque anni è altamente probabile che i dispetti siano una richiesta disperata di attenzione.
Durante i loro primi anni di vita i bambini, infatti, non scelgono di comportarsi bene o male, perché non ne comprendono ancora la differenza, ma piuttosto assumono quelle condotte che riescono ad attirare l’attenzione di chi gli sta attorno.
Diversamente, quando i bambini crescono le ragioni dei dispetti possono essere anche altre. Gli infiniti capricci frequentemente diventano un modo per veicolare le emozioni negative, come rabbia e frustrazione, che non riescono a esprimere altrimenti.
In altri casi, invece, rappresentano una manovra per suscitare ilarità, cercare approvazione negli amici o addirittura prevaricare. In presenza di queste condotte è necessario, non spazientirsi, ma intervenire sin da subito, sottolineando di disapprovare questi capricci e non lasciandosi mai andare a risatine e sorrisetti che potrebbero confondere il bambino e vanificare qualsiasi successivo tentativo di repressione.