Quando è morta Brooke Greenberg, nel 2013, aveva 20 anni, ma il suo corpo e le sue capacità intellettive erano rimaste ferme a 1-2 anni: proprio per questo motivo era stata ribattezzata “l’eterna bambina”. Basti pensare che al momento della dipartita era alta appena 76 cm e pesava poco più di 7 kg. I medici, del resto, non sono mai riusciti a stabilire con esattezza da quale patologia fosse affetta Brooke e, per questo motivo, ne parlavano riferendosi a una misteriosa sindrome x, ovvero la patologia in grado di inibire lo sviluppo organico e mentale del paziente a partire dalla sua infanzia. Sono all’incirca 6 le altre persone che, in tutto il mondo, sono state colpite dalla stessa malattia di Brooke.
La famiglia della piccola Brooke Greenberg
Nata e vissuta a Baltimora nello Stato del Maryland, la “piccola” Brooke ha trascorso tutti i suoi anni di vita in braccio ai propri familiari (i genitori e le sorelle), sempre circondata dal medesimo affetto e dalle medesime attenzioni che sono riservate a un neonato. Pur non riuscendosi a esprimere Brooke, ogni volta che incontrava le sue sorelle, sfoderava un enorme sorriso, convincendo la propria madre del fatto che fosse riuscita a sviluppare una propria personalità, malgrado la sua apparenza fisica comunicasse tutt’altro. D’altra parte suo padre l’ha sempre considerata una “fonte di giovinezza”, riuscendo a cogliere il lato positivo e più tenero di questa drammatica situazione.
Dopo la morte di Brooke il suo caso continua a essere studiato
Eric Schadt, direttore dell’Icahn Institute for Genomics and Multiscale Biology, a proposito del caso clinico dell’eterna bambina ha dichiarato: “Anche dopo la sua morte Brooke Greenberg può aiutarci a capire i meccanismi dell’invecchiamento”. Oggi, pertanto, si continuano ad analizzare le cellule staminali della piccola, nella speranza che il mistero della sindrome x possa essere definitivamente svelato.