Bradicardia: conoscete questa parola? Viene dal greco bradus e significa cuore lento. In pratica il muscolo cardiaco lavora ad un ritmo più lento del normale. Per l’adulto parliamo di bradicardia con meno di 60 battiti al minuto, nel neonato-lattante con meno di 100 (ma variano molto in base all’età del bambino). Dobbiamo preoccuparci?
Dipende: perché la bradicardia può essere fisiologica o legata ad un evento patologico. Nel primo caso un cuore lento è considerato una benedizione, soprattutto se da adulto il bimbo farà sport. Esso infatti consente maggiori prestazioni e la possibilità di stancarsi meno degli altri.
Se però la bradicardia è patologica, allora bisogna guardarsi da essa.
Quali sono i sintomi della bradicardia nel neonato?
Innanzitutto essa si presenta soprattutto nei prematuri, che oltretutto hanno anche problemi di apnee. Il bambino è sempre stanco, ha dolore toracico e problemi di sonno. Ci sono anche altri sintomi, che però in un bambino così piccolo è difficile da riconoscere, come confusione e vertigini.
Per questo motivo è importante fare visite pediatriche regolari, in modo che il medico abbia la possibilità di evidenziare e seguire il problema.
Bradicardia: quali cause?
Innanzitutto la prima causa è la nascita prematura, che nei bimbi sotto al chilo si riscontrerà nell’85% dei casi.
Altre cause della bradicardia possono essere ad esempio il reflusso gastroesofageo, infezioni di vario genere, carenza di zucchero nel sangue.
Bradicardia: come guarire
Se si tratta, come accennato all’inizio, di bradicardia fisiologica, non sarà necessario cercare una cura. Se invece la bradicardia è patologica, il pediatra si muoverà nella direzione di andare a curare l’infezione o il problema che provoca il rallentamento dei battiti. Nel caso del neonato prematuro, la crescita e lo sviluppo del cuore dovrebbero aiutare il bambino a superare il problema.
In ogni caso consultare uno specialista resta sempre la soluzione migliore.