Quando i bimbi iniziano a comunicare con le parole è sempre un momento magico e indimenticabile, ma cosa accade nel loro cervello mentre muovono i primi passi nel mondo del linguaggio verbale? Ci risponde uno studio recente sviluppato da un pool di scienziati della Georgetown University di Washington DC.
Linguaggio nei bambini: com’è stato condotto lo studio dei ricercatori americani
I neurologi della Georgetown University che hanno condotto lo studio su linguaggio e capacità cognitivo/funzionali dei bimbi hanno raccolto i dati di diversi test ed esami diagnostici fatti mentre venivano eseguiti dei test di comprensione linguistica. Il campione preso in esame è di 39 bimbi di età compresa tra i 4 e i 6 anni, 14 adolescenti e dei giovani adulti.
Dallo studio è emerso che, a differenza degli adolescenti e degli adulti, i bimbi più piccoli, per comprendere il significato delle parole, usano sia l’emisfero destro sia quello sinistro del cervello. Questa funzionalità bilaterale è già presente intorno ai 4 anni di vita e inizia a scomparire dopo i 6. Difatti, gli adulti per elaborare il linguaggio usano quasi unicamente l’emisfero sinistro e questa lateralizzazione graduale parte proprio dall’infanzia.
Bimbi e uso delle parole: l’importanza dei risultati dello studio della Georgetown University
Come sempre, alla base di uno studio scientifico ci sono tantissime domande alle quali lo studio stesso deve dare una risposta. Quello in questione aiuta a capire come può rispondere il cervello dei bambini a degli eventuali danni neurologici e, di conseguenza, come poter intervenire. Il bilateralismo delle funzioni cerebrali, scoperto dagli scienziati della Georgetown University, è importantissimo perché consente di capire che un’eventuale regressione (o battuta d’arresto più grave) in un emisfero del cervello può essere compensata, per l’uso del linguaggio, stimolando l’altro emisfero. Se negli adulti, con lateralizzazione univoca delle funzioni cerebrali per la comprensione del linguaggio, questo è molto difficile, per i bimbi fino ai 6 anni (e anche nella prepubertà) invece è possibile.
Bimbi e linguaggio: come correggere le difficoltà linguistiche
Lo studio condotto dal team di ricercatori di Washington DC (e pubblicato nella rivista PNAS – Proceedings of the National Academy of Sciences), oltre ai risvolti di natura squisitamente scientifica, ci dice anche un’altra cosa molto importante e cioè che il cervello dei bimbi tra i 4 e i 6 anni è ricettivo al massimo, anche e soprattutto dal punto di vista dell’apprendimento e della comprensione del linguaggio. Questo è fondamentale per capire quando e come è meglio affrontare eventuali disturbi del linguaggio: verso i 4-5 anni di età, quando sono ancora attivi entrambi gli emisferi cerebrali per la comprensione delle parole, si può intervenire per correggere difficoltà linguistiche con metodologie di stimolazione finalizzate ad abilitare specifici “domini”, sia per l’uso delle parole sia per le funzioni esecutive e di controllo (memoria, pianificazione, attenzione).