I BES, acronimo di Bisogni Educativi Speciali, fanno riferimento a quegli alunni che presentano problemi legati all’attenzione durante le lezioni in aula e che, a loro volta, possono essere dovuti a problematiche temporanee o permanenti.
Il medico specialista è colui che attesta tali disturbi genetici che, però, non rientrano in alcuna patologia specifica.
Nel 2012 questi soggetti hanno ricevuto un diritto fondamentale, ovvero il loro disturbo è stato riconosciuto attraverso una “Direttiva Ministeriale” che ha introdotto “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e Organizzazione Territoriale per l’Inclusione Scolastica”.
Prima di tale data, invece, solo i bambini con disabilità accertate, cioè con DSA, potevano accedere a un’istruzione personalizzata e a programmi specifici per i loro problemi di apprendimento.
La “normativa BES”, invece, ha permesso che il diritto all’apprendimento venga tutelato per qualsiasi giovane che abbia problemi cognitivi non riconosciuti dalla scienza come vere e proprie patologie.
Nel dettaglio, la “Direttiva Ministeriale del 2012” ha individuato tre aree principali in tema di “Bisogni Educativi Speciali” che sono:
1. “DES (Distrubi Evolutivi Specifici)”
Fanno parte dei DES coloro che hanno problematiche relative alla “disortografia, dislessia, discalculia e disgrafia“, oltre che all‘iperattività e alla mancanza di attenzione.
Tale disturbo deve essere riconosciuto da specialisti pubblici o privati e la scuola, nel momento in cui riceve la diagnosi, dovrà preparare un PDP, ovvero un “Piano Didattico Personalizzato”, senza dover inserire necessariamente un docente di sostegno.
2. “Disabilità cognitive e motorie”
Riferito a problemi che necessitano di una diagnosi da parte di medici pubblici o privati e che avranno il diritto a un insegnante di sostegno in combinazione con uno specifico PEI, ovvero un “Piano Educativo Individualizzato”.
3. Disturbi relativi alle condizioni sociali, culturali o di lingua
Anche i disturbi che riguardano le condizioni sociali, culturali o linguistiche sono causa di problemi relazionali e di comportamento e quindi sono incluse dalla “Direttiva Ministeriale del 2012”.
In tal caso, la scuola ha il compito di segnalare eventuali difficoltà di apprendimento legate a questi specifici problemi, non saranno necessari docenti di sostegno e gli alunni interessati potranno godere del “Piano Didattico Personalizzato”.
In questo modo, dunque, si cercherà di superare eventuali limiti dell’alunno, offrendogli i giusti supporti che lo aiuteranno a integrarsi maggiormente con la classe, evitando che si vengano a creare differenze culturali o isolamenti di vario genere.
Disturbi specifici dell’apprendimento: quali sono e come riconoscerli
BES: a quale età si manifestano e come riconoscerli
I soggetti con Bisogni Educativi Speciali sono bambini e ragazzi in età scolare che hanno bisogno di supporti specifici per affrontare dei limiti che, molto spesso, non vengono opportunamente rilevati dalla scuola e dalle famiglie.
Gli istituti scolastici, infatti, hanno il comune problema derivato dalle classi troppo numerose; in determinate circostanze, dunque, il corpo docente non riesce da subito a comprendere i reali limiti di un alunno e lo stesso succede anche nelle famiglie.
I genitori, difatti, confondono queste problematiche con la svogliatezza o la pigrizia senza rendersi conto che, di base, ci sono difficoltà effettive.
Gli alunni con “Bisogni Educativi Speciali”, dunque, vivono dei limiti che non vengono individuati nell’immediato e pertanto necessitano di apprendimenti personalizzati attraverso una didattica che consentirà di raggiungere obiettivi individuali.
Questi percorsi hanno come obiettivo il raggiungimento di un traguardo senza però arrivare a mortificare il bambino se dovesse riscontrare delle difficoltà durante l’apprendimento.
Per tale motivo, dunque, il programma didattico personalizzato si avvale di due misure: compensative e dispensative.
Quest’ultime vengono applicate ai soggetti con BES che sono “dispensati” dalle attività didattiche che presentano particolari limiti e difficoltà per la loro condizione.
Le “misure compensative”, al contrario, sostituiscono o compensano le funzioni che si sono rilevate un ostacolo all’apprendimento, come nel caso di quegli alunni che hanno estrema difficoltà a eseguire un calcolo matematico e a cui è consentito usare la calcolatrice.
I docenti delle scuole, da quando il PDP è stato diffuso, si sono detti estremamente favorevoli a tali misure in quanto è stato dato modo a bimbi e ragazzi di essere coscienti delle proprie possibilità, arrivando a trarre numerosi benefici anche in altri settori della loro vita.