Quando sento dire ad una donna “Voglio un figlio, è arrivato il momento per me di diventare madre…” mi intenerisco come un agnellino.
Trovo che sia una delle frasi più belle che una donna possa dire, uno dei desideri più candidi da ammettere.
Sì, perché quando ammetti che ti piacerebbe possedere la nuova Louis Vuitton forse ti senti in colpa nel chiedere tanto, nell’ammettere un desiderio così costoso… e invece quando una donna ammette di desiderare la maternità più di qualsiasi cosa al mondo non lo fa per capriccio, trovo che sia semplicemente arrivato il momento di fare di più, per sé e per il mondo, di dare di più, di spingersi davvero oltre l’immaginabile, sentimentalmente parlando.
Questa, devo ammettere, è una di quelle sensazioni che non ho provato e che ormai mai più proverò e un po’ me ne rammarico.
Quando è arrivata la linea rosa per me, è stata più grande la paura che la sorpresa, essendo io abbastanza giovane per avere un figlio di questi tempi e avendo tutt’altri progetti e desideri nella vita. Eppure l’ho accolto con tutto l’impegno che avrei potuto metterci, mi sono quasi rassegnata al fatto che avrei visto cambiare la mia vita in uno schiocco di dita. Ciò non toglie, però, che col passare delle settimane anch’io ho iniziato a volerlo e a desiderarlo. Proprio come una donna ad un certo punto della sua vita vuole che arrivi QUEL momento, io in quel frangente volevo intensamente il mio bambino: volevo vederlo, conoscerlo, viverlo. Eppure quando una volta nato me lo sono ritrovato tra le braccia così piccolo e così fragile ho pensato: E ora?“
Già, e ora? Quante di voi se lo sono chieste? Quante di voi di fronte al proprio neonato in fasce si sono sentite impotenti o inadeguate? Come se le vostre capacità fossero sproporzionate al bisogno di amore e di cure di un bambino di circa 3 chili e mezzo. Ecco, io mi sono sentita così: manchevole, lo guardavo e avrei voluto dargli tutto l’amore del mondo, ma mi assaliva il panico perché era piccolo, e dovevo cambiargli il pannolino, e allattarlo, e vestirlo… Nonostante queste paure però ho imparato subito ad assumere i miei compiti da madre e ho scoperto che ciò mi colmava e arricchiva dentro.
Ma la cosa che adesso mi viene da pensare è: basta la volontà da sola per adempire al compito di madre?
Voglio dire, desiderare un figlio non vuol dire essere perfettamente sicure e in grado di fare la madre. Sul serio, “tra il dire e il fare c’è di mezzo in mare”? Ovvero, tra l’affermare di voler diventare madre e fare la madre, quanta acqua deve passare sotto i ponti? Intanto, bene o male è una cosa che riesce a tutte, quella di fare le madri.
Quindi forse, in questo caso, tra il dire e il fare c’è davvero quel filo invisibile ma resistente che noi comunemente chiamiamo istinto materno.
E c’è davvero un mare, un mare di amore.
Impotenti inadeguate sempre ma con tanti amore da dare , tutto viene da se si sbaglia si vince questo è essere mamma ogni giorno con un neonato un adolescente si cerca di dare il.meglio, e se i figli ci scelgono significa che hanno trovato i genitori giusto per loro:-)
Specialmente quella