Come tutte le stagioni, anche l’estate pare abbia un’influenza sulle nascite. Da un recente studio condotto dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma, infatti, è emerso che i bambini nati a giugno e luglio abbiano più probabilità di diventare celiaci.
Dalla ricerca, che ha analizzato migliaia di neonati nati tra il 2003 e il 2010, e pubblicata sulla rivista scientifica European Journal of Pediatrics, è emerso che ci sono più bambini celiaci nati nella stagione estiva (28,2%) rispetto al resto dell’anno (23%). Naturalmente, si tratta di soggetti geneticamente predisposti, ma pare che anche la stagione stessa abbia un’influenza sullo sviluppo dell’intolleranza.
Come mai?
Come spiega Antonella Diamanti, gastroenterologa e responsabile della Nutrizione Artificiale: “Il possibile link tra stagione di nascita e sviluppo di celiachia, potrebbe essere rappresentato dalla concomitanza tra la prima introduzione del glutine (consigliata dai pediatri in genere a 6 mesi di età e quindi tra novembre e gennaio nei nati in estate) con il periodo di maggiore probabilità di esposizione ad infezioni gastrointestinali virali acute da Rotavirus. Si tratta della causa più comune di gastroenterite pediatrica in neonati e bambini al di sotto dei 5 anni e che si manifesta con più frequenza tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Alcuni studi epidemiologici, infatti, hanno evidenziato che un alto tasso di infezioni da Rotavirus può incrementare il rischio di sviluppare la malattia celiaca in soggetti geneticamente predisposti”.
Il glutine è una proteina presente nell’orzo, nel frumento, nella segale, nell’avena e nel farro. I bambini celiaci producono un particolare enzima che danneggia l’intestino, rendendo difficoltoso l’assorbimento delle sostanze nutritive.
Sintomi e rimedi
I sintomi più evidenti sono diarrea, vomito, perdita di peso e arresto della crescita.
Quella della celiachia è una patologia autoimmune decisamente in aumento negli ultimi anni, non solo tra i bambini (in Italia nel 2013 si sono rilevati 164.492 casi di celiachia: 15.830 in più rispetto al 2012). Ecco quindi, che, al primo campanello d’allarme, è bene parlare con il proprio pediatra o medico, per fare i dovuti esami e, se necessario, ricorrere a una dieta alternativa.