Perdita dell’autonomia di un genitore: come regolarsi?
Con l’arrivo di un figlio, il senso di indipendenza scompare dalla sera alla mattina. Una delle cose più difficili a cui abituarsi, quando si diventa genitori, è la perdita dell’autonomia: se prima eravamo soliti a fare tutto da soli senza dover chiedere l’aiuto di nessuno, ora siamo tenuti ad appoggiarci a terze persone che, in caso di necessità, ci tengano il bambino.
Pensiamo, ad esempio, a quando dobbiamo andare a una visita medica e non possiamo portare con noi il piccolo, oppure al rientro al lavoro. Man mano che cresce, il bambino si fa più gestibile e, in genere, è più facile ricorrere all’aiuto di un più ampio spettro di persone che non siano solamente i nonni o gli zii. Pensiamo a genitori di amichetti della scuola o baby-sitter.
Quando è possibile lasciare i bambini a casa da soli?
Ma, quando è finalmente il momento in cui, a prescindere da aiuti esterni, possiamo effettivamente lasciare i bambini a casa da soli?
La legge italiana prevede che, prima dei 14 anni, si rischia di perfezionare il reato di abbandono del minore. Pertanto, prima di questa età sarebbe meglio evitare.
Tuttavia, il buon senso, applicato alla situazione concreta, può farci fare delle eccezioni: bambini di età compresa fra 10 e i 14 anni, se responsabili, possono per brevissimi periodi e in caso di necessità rimanere in casa da soli. Ad ogni modo, i bambini sotto i 10 anni non dovrebbero mai rimanere in casa da soli.
Naturalmente, la decisione se lasciare o meno i bambini sotto i 14 anni a casa da soli è discrezionale e va valutata caso per caso, in relazione alla maturità e alla capacità di autonomia che il bambino ha sviluppato. Inoltre, è consigliabile arrivare gradualmente a questo traguardo, abituando piano piano il bambino a rimanere da solo in casa e a gestire le piccole evenienze del caso.