Un’impiegata venticinquenne di Treviso ha dichiarato di aver comunicato lo stato di gravidanza al datore di lavoro e di aver ricevuto da parte sua la “richiesta” di utilizzare l’assegno di maternità che riceverà dall’INPS per pagare il suo sostituto, pena il licenziamento. E stando a quanto affermato dalla CGIL locale, non è il primo caso di ricatto ai danni delle future mamme dipendenti.
Assegno di maternità per pagare la sostituzione al lavoro: datore di lavoro nella bufera
La giovane donna è dipendente di una piccola ditta artigiana ed è inquadrata come apprendista percependo uno stipendio di circa 8-900 € al mese. Quanto avvenuto a questa donna – e chissà a quante altre che per paura di perdere il posto di lavoro rinunciano a denunciare – la dice lunga su quanto ancora per molti datori di lavoro la gravidanza e la maternità siano ritenute incompatibili con il posto di lavoro.
Assegno di maternità e discriminazione, quando non ci sono diritti
Appartenere al genere femminile è ancora motivo di discriminazione sul lavoro dove dovrebbe vigere la parità tra uomini e donne. Tra quanto sancito a livello giuridico e quanto invece avviene nella pratica e nella quotidianità del mondo dell’impresa, c’è ancora un bel divario da colmare…