Diciotto pediatri sono finiti in arresto in quattro regioni italiane con l’accusa di indurre delle neomamme a ricorrere all’allattamento artificiale: lo scopo degli specialisti, secondo l’accusa, era di promuovere l’uso del latte in polvere al posto dell’allattamento al seno per favorire le ditte produttrici.
Arrestati diciotto pediatri
Arresti in ben quattro regioni italiane, perquisizioni disposte da varie Procure e anche un giro di mazzette da svariate migliaia di euro: nelle ultime ore sta venendo a galla un fenomeno che sembrava isolato e che invece pare essere sistemico nella sanità italiana e che vede al centro dei pediatri accusati di aver consigliato a delle neomamme di interrompere l’allattamento al seno per ricorrere a quello artificiale, mediante il latte in polvere. Per questo motivo, diciotto specialisti sono finiti ai domiciliari tra Liguria, Toscana, Marche e Lombardia e, secondo quanto si apprende, tra di loro vi sarebbero anche due primari e cinque informatori scientifici per i quali sono scattate le manette: la prescrizione del latte in polvere, secondo gli inquirenti, non era dettata da motivi di salute ma solo per favorire le aziende produttrici.
Promuovevano il latte in polvere tra le neomamme
Insomma, i suddetti pediatri che ora dovranno rispondere dell’accusa di corruzione inducevano le donne a scegliere l’allattamento artificiale e, in cambio, ricevevano dalle ditte in questione regali (smartphone, computer e accessori hi-tech) ma pure viaggi all’estero.
Anche per questo motivo, sono stati disposti 26 decreti di perquisizione a carico dei soggetti in servizio presso le strutture coinvolte, ma è possibile che nel prosieguo delle indagini lo scandalo possa allargarsi. A tal proposito, sulla vicenda sono intervenuti i vertici della Ausl 5 di Pisa che si sono detti “completamente all’oscuro” del comportamento dei pediatri (sarebbero dieci quelli coinvolti e in servizio presso l’unità sanitaria toscana) e, al momento, il direttore generale starebbe valutando la situazione e le misure da prendere, annunciando anche che sono allo studio nuove soluzioni per evitare che, nell’assistenza pediatrica alle famiglie, si verifichino nuovamente situazioni simili.