Il nome scientifico è ambliopia, anche se tutti siamo abituati a chiamarlo comunemente occhio pigro. In pratica è una condizione che si sviluppa fin dai primi anni di vita, quando il bambino non usa un occhio alla stregua dell’altro. Le motivazioni possono essere diverse: magari la visione è minore rispetto all’altro o è assente. Oppure magari le due visioni entrano in conflitto.
Ambliopia: da cosa ha origine?
Secondo gli studi effettuati nei bambini che soffrono di occhio pigro, non c’è la stessa quantità di cellule cerebrali ripartite tra i due occhi. Se uno dei due occhi vede male infatti, il cervello disattiva i segnali che arrivano da lì e scollega le cellule che sono collegate all’occhio pigro e le destina all’altro che invece funziona bene.
Ma la fase iniziale è ricollegabile comunque alla miopia, all’ipermetropia o all’astigmatismo: il cervello poi in automatico privilegia l’occhio più forte. Lo stesso accade in caso di strabismo, perché l’occhio deviato non riesce ad essere bene interpretato e quindi alla fine viene ignorato.
Altra possibilità che si sviluppi un occhio pigro è data dalla cataratta congenita, e anche qui l’occhio danneggiato viene “scollegato”.
Ambliopia nei bambini: come si interviene?
Purtroppo quando i bimbi sono piccoli si fa molta fatica a scoprire se un occhio vede meno dell’altro, a meno che non ci sia un strabismo davvero evidente. È necessario comunque farli controllare alla nascita, poi intorno ai 3 anni e intorno ai 5. Infatti riuscire a intervenire presto sull’occhio permette di recuperare quello che è stato perso. Altrimenti intorno agli 8 o 9 anni i danni potrebbero diventare permanenti.
Si interviene quindi sia attraverso gli occhiali che se necessario chirurgicamente sullo strabismo o rimuovendo l’eventuale cataratta.
Poi va fatto lavorare l’occhio pigro, coprendo quello sano con una lente ad hoc. La terapia può durare anni ma bisognerà continuare a fare attenzione anche nel futuro.
Jessica Jee Puglia
Luca Orlando