Più e più volte su questo sito abbiamo parlato dell’importanza dell’allattamento al seno, sia per lo sviluppo fisico e psichico del bambino che per gli indiscussi benefici che ne trae il legame mamma – bebè. Oltre a rafforzare il rapporto unico che c’è fra la madre e il proprio figlio, l’allattamento al seno è un vero e proprio elisir di benessere per il bambino.
Come sappiamo, infatti, il latte materno è un concentrato di elementi nutritivi e, inoltre, è particolarmente indicato nei prematuri che, con il latte materno, possono rafforzarsi maggiormente. Oltre a confermare quanto già sapevamo, la ricerca sull’allattamento materno promossa dalla fondazione Bill e Melinda Gates e da Wellcome Trust britannica, coordinata da Cesar Victora, dell’Università di Pelotas, in Brasile e pubblicata lo scorso gennaio su The Lancet, ha stimato che ogni anno sono circa 800.000 le vite che, grazie all’allattamento materno, vengono salvate.
La stima è stata condotta su donne di 164 paesi e, oltre a far bene ai più piccoli, l’allattamento materno può ridurre di 20.000 i casi di tumore alla mammella ogni anno.
In linea con le raccomandazioni dell’OMS che consigliano il latte materno come miglior alimento dei bambini fino al sesto mese di vita, la ricerca ha dunque posto lo stress sull’importanza della promozione dell’allattamento al seno. Fra le misure consigliate, ci sarebbero quelle legate a una politica sanitaria, rendendo ad esempio meno facilmente reperibile il latte in polvere oppure ad un allungamento del periodo di congedo di maternità, fino ai sei mesi.
Soluzioni che possono sembrare scontate, ma che – dati alla mano – risultano essenziali per migliorare le statistiche che abbiamo a disposizione: in Italia, giusto per fare un esempio, l’allattamento al seno viene portato avanti mediamente per 4,1 mesi, con percentuali che variano dal 65,4% del Lazio all’82,6% della Valle d’Aosta.