Parlando di sterilità maschile ci si riferisce all’incapacità fisica dell’uomo di procreare. Spesso si confonde la sterilità con l’infertilità: nel primo caso si tratta di una limitazione fisica assoluta, mentre nel secondo di un problema causato da svariati fattori e può essere risolvibile da un medico specializzato. I pazienti possono essere affetti da una sterilità primaria nel caso l’impedimento in esame sia congenito (dalla nascita) oppure da una sterilità secondaria se la disfunzione si è presentata dopo un regolare concepimento. Le patologie da cui deriva la sterilità sono molteplici. E’ possibile tuttavia suddividerle in due macro categorie a seconda della natura:
-ostruente ovvero inerenti l’impossibilità di espellere il liquido seminale;
–non ostruente, riguardanti deficit nella produzione di spermatozoi.
La prima categoria è dovuta a malattie o deformazioni fisiche degli organi secretivi dell’apparato genitale, che impediscono la naturale eiaculazione; la seconda presenta invece numerose varianti a seconda della determinata disfunzione di uno degli organi, nel senso più generale del termine, che sono coinvolti nel processo di produzione degli spermatozoi. Sostanzialmente è possibile suddividere ulteriormente la categoria in patologie:
-pre-testicolari, legate ad alterazioni nella produzione degli ormoni specifici (le gonadotropine, che garantiscono la funzionalità e lo sviluppo dei testicoli) da parte di ghiandole a monte del processo quali ipofisi e ipotalamo. Si annoverano in questo insieme la sindrome di Cushing e la sindrome di Kallmann.
-testicolari, legati ai disturbi dei testicoli e alle variazioni qualitative e quantitative nella produzione degli spermatozoi al loro interno.
Normalmente un maschio adulto produce dai 60 000 000 ai 120 000 000 di spermatozoi per millilitro di sperma. Nella fecondazione questo è un dato fondamentale: fisiologicamente solo una piccola percentuale di essi raggiunge l’ovocita e innesca il processo rilasciando determinati enzimi per poter penetrare nella cellula uovo. Scientificamente, in campo medico si parla di oligospermia nel caso in cui il numero di spermatozoi sia inferiore ai 40 000 000 e perciò ci sia un decremento significativo delle possibilità di procreazione (l’estremo peggioramento di tale disturbo è l’azoospermia, completa assenza di spermatozoi, che genera ovvie conseguenze). E’ possibile che si verifichino dei problemi riguardanti la dinamicità del liquido seminale, che si traduce in una sostanziale lentezza dagli effetti simili alle precedenti situazioni.
Quali esami effettuare per capire se si è sterile? Innanzitutto il primo passo è quello di rivolgersi ad un medico competente, che dopo una accurata visita deciderà a quali accertamenti il paziente si dovrà sottoporre per determinare la presenza o meno dell’ infertilità. Tra gli esami specifici occorrerà senza dubbio sottoporsi ad uno spermiogramma: si tratta di un’analisi approfondita, in condizioni ben precise, del liquido seminale che verificherà la capacità riproduttiva del soggetto in base a quantità, qualità e specifiche tecnico-scientifiche (pH, viscosità, fluidità etc) del seme. Affinché si ottengano dei risultati attendibili, occorre non avere rapporti sessuali per un periodo compreso dai 3 ai 5 giorni prima del prelievo e interrompere eventualmente l’assunzione di farmaci.
La stessa premessa alla diagnosi si applica alla terapia. Non è possibile esimersi dal consultare il medico per un giudizio scientifico sui risultati dei test e sulle modalità di attuazione delle possibili soluzioni; questo sia perché si tratta di un tema che necessariamente richiede il parere di un esperto, sia perché ogni terapia dipende dalle cause della malattia ed è peculiare per quella specifica alterazione. Esistono sia metodi farmacologici sia interventi chirurgici dipendentemente dalla condizione fisiologica che ha portato al problema.