Come suggerisce il nome, la minaccia d’aborto è una sorta di campanello d’allarme che mette in guardia la futura madre su possibili conseguenze fatali per la salute sua e del bambino. I sintomi della minaccia d’aborto sono quasi sempre perdite intime di sangue e dolori al basso ventre che, insieme, generano una sensazione molto simile a quella che si prova quando sono in arrivo le mestruazioni.
Il periodo principale in cui si presenta la minaccia d’aborto è il I trimestre: è infatti possibile che una donna che non ha ancora avuto la conferma di aspettare un figlio pensi che stia arrivando il ciclo mensile.
Per chi si rende conto di vivere una minaccia d’aborto, è assolutamente necessario rivolgersi al proprio ginecologo oppure – se è impossibile farsi visitare dal medico di fiducia nel brevissimo periodo – recarsi a un pronto soccorso ginecologico. Infatti, solo con una visita medica è possibile stabilire se sia in corso una minaccia d’aborto e, quindi, intervenire con i rimedi.
Uno dei rimedi più utilizzati è la somministrazione del progesterone, cioè di una sostanza che è in grado di mantenere rilassato l’utero e che favorisce l’impiantarsi del feto nel grembo materno; non sono da meno il riposo e l’astensione dai rapporti sessuali. Se la minaccia si presenta in una fase avanzata della gravidanza (nel II trimestre, ad esempio), sarà opportuno eseguire un cerchiaggio cervicale.
Non sempre i sintomi appena delineati sono univocamente legati alla minaccia d’aborto: non è infrequente, ad esempio, che il sanguinamento sia legato a una visita ginecologica o che per il troppo stress il nostro corpo ci invii dei segnali che ci invitino a rallentare un pochino.
In ogni caso, comunque, il consiglio è quello di non sottovalutare la questione e di rivolgersi immediatamente a un medico per monitorare e supervisionare lo stato di salute.