Quante volte ci facciamo questa domanda? E’meglio dedicare intere giornate ai nostri figli, oppure poche ore ma buone?
A questo proposito, ricordo di aver letto un bellissimo pezzo del filosofo Galimberti ,“La nostra società ad alto tasso di psicopatia non è adatta a fare figli”. Tradotto in soldoni, diceva che una società come la nostra (soprattutto a causa della necessità di lavoro sia della mamma che del papà) non è adatta a crescere dei bambini. Noi genitori non riusciamo a trascorrere abbastanza tempo con loro. Tempo di Quantità.
Galimberti spingeva molto su un principio nel quale io stessa credo fortemente: i sentimenti non sono una dote innata, ma bisogna saperli trasmettere, è qualcosa che si acquisisce culturalmente e, se questo non avviene, i nostri figli non saranno capaci di amare e di vivere in modo sano le emozioni. Egli difendeva la necessità di ascoltare e seguire i nostri figli, in special modo sino ai tre anni, per evitare che diventino analfabeti emotivi.
Parole fortissime!
Io stessa credo che, prima di porci di fronte al dilemma della qualità, dobbiamo cercare di garantire la quantità. Eccezion fatta per chi, e sottolineo mille volte, non può davvero. Perché? Perché con la quantità non si scherza. E’ un concetto numerico, e non possiamo prenderci in giro: 90 minuti sono quelli, lo dice l’orologio. La qualità, ahimè, è molto soggettiva. La giudichiamo da soli: chi è abituato ad essere particolarmente clemente con se stesso, dirà che come è di qualità lui non è nessuno, chi è duro con se stesso, giurerà sempre di aver fatto poco e male.
Possibilmente, nella quantità, non ci deve essere solo la mamma, ma anche il papà, e i nonni e gli zii e i cugini e chi è disponibile a contribuire alla comunità. Come dice un antico proverbio africano: per crescere un bambino, serve una comunità. Sempre più difficile ai nostri tempi, ma innegabile.
Mia figlia ha 9 mesi ora, ed io sono sempre con lei. Tempo di Quantità. Tantissime volte, però, mi accorgo di non essere presente: sono stanca, ho cose da fare in casa, il blog ed altri articoli da scrivere, qualche amica da sentire al telefono per non isolarmi troppo. No, non sono sempre contenta della mia qualità. Quando ho la possibilità di assentarmi (poche volte davvero), torno a casa più riposata e disposta ad “ascoltare”. E poi c’è chi è costretto a stare fuori tutto il giorno, o chi preferisce tornare subito al lavoro. Come stiamo quando torniamo a casa alle 19? Riusciamo a garantire tempo di qualità in un paio d’ore? Abbiamo la cena da preparare e consumare, la mente che vaga alla mail che non siamo riusciti ad inviare, la preoccupazione per la riunione del giorno dopo … Siamo pronti a giurare che le ore che ci separano dalla sua nanna, siano di qualità?
Quesiti difficili. Quesiti da mamme.
Allora, mi pongo la domanda, quello che dice Galimberti, non sarà mica vero?
Credo che nessuna mamma al mondo riesce ad essere 24/7 con i propri figli, fisicamente forse, mentalmente è impossibile. Non credo sia un problema così grande, l’importante è concedere loro la giusta dose di tempo dove siamo lì con la testa, il corpo ed il cuore.
purtroppo capita spesso anche a me. ma sono anche dell’idea che quelle poche cose fatte insieme loro se le ricordano.