Fantastica, la cosa di Babbo Natale: non so perché i miei – mia madre soprattutto – si prodigasse tanto a favore della Befana, mentre del Babbo mai ci fu traccia.
L’ingenuità dei bambini nell’attendere il buon uomo è non solo merce preziosa per i genitori, ma anche lezione di vita: certo, l’attaccamento a numero e dimensioni dei regali, l’importanza spropositata che assegnano ai pacchetti, il consumismo di cui non possiamo che essere indiscussi complici, non sono il massimo della fiaba, ma l’idea che qualcuno sia così fesso (e veloce) da portare regali su una slitta volante in tutto il mondo in poche ore di buio è indiscutibilmente la più bella storia del mondo. In grado di accattivarci sempre.
Ma, ditemi, vi riesce così facile salvaguardare la leggenda?
Personalmente incontro alcuni inghippi, ostacoli da raggirare con almeno tanta fantasia quanta chi ha creato il vecchio barbuto.
Ma come fa Babbo Natale ad andare in tutto il mondo in una notte sola?
La domanda mi arriva dal grande, 7 anni di ometto che già comincia ad avere una qualche nozione di spazio e tempo, e si ritrova strattonato tra una logica nascente e la fede squisitamente bambina che vuole salvare le apparenze.
“Eh… ma la slitta va velocissima, le renne sono forti, e la notte è lunga.”
Gli basterà?
Ma come fa Babbo Natale a venire se non abbiamo il camino??!
Cado in questo giorni su post di Facebook in cui madri più prodighe della sottoscritta mostrano con (meritato) orgoglio camini di cartone, dipinti da simulare mattoni, addossati alla nuda parete del salotto e in grado, così, d’improvvisare un vero varco per il nonnetto del Natale. Sono basita: davvero c’è chi arriva a tanto?
Nella mia umile taccagneria me la sono cavata con molto meno: “Entra dalla finestra.”
“Ma ci sono le inferriate.”
“Ha la chiave.”
“Ma allora entrano anche i mostri?”
“No, solo Babbo Natale, entra pianino pianino, solo se dormite, e richiude subito.”
Per ora va bene così. E se no… rimedierò un camino su eBay.
Ma perché compriamo i regali?
Normalmente solo una piccolissima parte dei doni la compriamo senza progenie al seguito: quella a loro destinata (e a volte nemmeno quella). Alla zia compriamo questo, ai nonni quest’altro… I primi minuti scivolano come vaselina, i bambini sfavillano come le luminarie di fronte a cotanti beni materiali, e agli addobbi di qualsiasi bottega o centro commerciale. Cominciano a puntare questo e quello: “Sì, glielo diciamo a Babbo Natale, di portartelo, ok?” (e infiliamo nel carrello di nascosto).
Poi, superato lo scintillio iniziale, riprendono lucidità: “Mamma, ma scusa… ma perché li comprate voi i regali per gli zii e i nonni?”
Di solito spiego loro che li sto solo scegliendo, che poi Babbo Natale verrà a prenderli e se ne occuperà. Questa fantastica scusa sta in piedi finché non mi sgamano a fare pacchetti.
Ma perché fai i pacchetti?
Eccoli lì, hanno visto le carte, i nastri, e adesso esigono spiegazioni: “Amore mio, faccio i pacchetti perché Babbo Natale è un po’ imbranato, su questo.”
E così ho esaurito la fantasia.
Mi chiedo come farò a giustificare la valigia di doni che mia suocera porterà a gennaio dalla Francia. In effetti è così ogni anno: devono essersi dati spiegazione che in Francia c’è nonna, anziché Babbo Natale. O un Père Noël fratello del nostro.
“E poi, sai, a dire la verità… dai grandi Babbo Natale non viene. Va solo dai piccoli.”
Per fortuna, laddove la mia creatività raggiunge il suo prossimo confine, ci pensano i bambini stessi, infiniti, a salvare la magia, rincuorandomi mentre chiudo un altro pacco: “Ma magari viene lo stesso.”
E in quel momento hai già avuto tutti i regali e la magia di cui hai bisogno.