Avete mai sentito parlare di Lotus Birth? Con questo termine, coniato alla fine degli anni Settanta, si intende un tipo di “nascita dolce” in cui non viene reciso il cordone ombelicale del bambino, lasciandolo collegato alla placenta fino al suo distaccamento spontaneo (dopo circa 3-4 giorni).
Come afferma Susanna Swapana Hinnawi, dell’associazione Lotus Birth Italia “Il Lotus Birth parte da un semplice concetto, ovvero che la placenta sia un organo, una parte del bambino stesso. Se pensiamo che si è formata dalle stesse cellule che hanno formato il feto e che quindi ha lo stesso identico DNA del bambino, non possiamo non considerare che, per il neonato, la separazione da essa, e quindi da una parte di sé, sia una sorta di amputazione”.
La placenta, in quanto organo, contiene sostanze nutritive, ferro e ossigeno che, secondo i sostenitori del Lotus Birth, devono essere trasmessi al bambino fino al loro naturale esaurimento. Lasciare il neonato attaccato alla placenta gli garantisce la completa trasfusione di tutte queste sostanze. Inoltre, il bimbo riceverebbe una consistente quantità di sangue che altrimenti resterebbe nella placenta: si tratta di un terzo o addirittura del 50% del volume totale che ha prodotto nei nove mesi.
Ci potrebbe essere il dubbio che la placenta, a distanza di giorni, sia ricettacolo di batteri e possa portare infezioni, ma i sostenitori dell’LB spiegano come la placenta si prosciughi e, seccandosi, non abbia mai generato alcun tipo di sintomatologia infettiva. Sarebbe, a ben vedere, più soggetto ad attacco batterico il moncone ombelicale che, reciso, lascia aperta la ferita, da medicare con cura anche per parecchi giorni. Con la placenta attaccata, il distacco spontaneo del cordone ombelicale avviene nel giro di pochi giorni dopo la nascita e lascia un bottone ombelicale, perfettamente chiuso.
Se da un lato non sono stati ancora scientificamente dimostrati i benefici derivati dal Lotus Birth, non ci sono neppure evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di tagliare di routine il cordone ombelicale. Certo è che il Lotus Birth richiede un certo impegno (forse più mentale che reale, come sostengono gli esperti) nei giorni in cui la placenta è con il bambino, ma, come detto, i vantaggi sarebbero importanti.
Ad oggi questa pratica è diffusa maggiormente in Australia, grazie a Shivam Rachana e negli Stati Uniti e Canada per merito di Jeannine Parvati Baker e sarebbe indicato anche nel caso di un parto cesareo.