Tante donne si sono trovate nella situazione di dover rinunciare al lavoro, o di essere licenziate, perché incinte. Quello che forse in molte non sanno è che la legge vieta ai datori di lavoro di licenziare una donna se è in stato di gravidanza.
Vediamo tutto quello che c’è da sapere per tutelarsi dal licenziamento durante la gravidanza.
La donna lavoratrice in gravidanza non può essere licenziata: lo dice la legge!
A tutela delle donne lavoratrici c’è il d.lgs 151/ 2o01, che stabilisce che le donne incinte non possono essere licenziate dal datore di lavoro durante tutto il periodo della gravidanza e fino ad un anno di età del bambino.
Il divieto di licenziamento si estende anche ai casi in cui il datore di lavoro non fosse a conoscenza dello stato di gravidanza della lavoratrice, che, in questo caso, dovrà essere reintegrata.
Tale divieto non riguarda solo le donne in gravidanza, ma anche coloro che hanno fatto richiesta di adozione e affidamento. Anche qui la durata del divieto arriva fino ad un anno dall’ingresso del bambino in famiglia.
Licenziamento in gravidanza: le eccezioni alla legge
Il divieto di licenziamento non è assoluto. Ci sono alcuni (pochi) casi in cui il datore di lavoro ha il diritto di licenziare una donna incinta, che sono: colpa grave della lavoratrice, cessazione dell’attività, scadenza del contratto a tempo determinato, fine del periodo di prova (scelta che dovrà avere motivazioni valide se il datore di lavoro è a conoscenza dello stato di gravidanza della lavoratrice).
Licenziamento in gravidanza: altri tipi di contratto
Le lavoratrici domestiche non possono essere licenziate fino alla fine del periodo del congedo di maternità, mentre le lavoratrici stagionali hanno il diritto di precedenza nella riassunzione per un periodo che va fino al compimento del primo anno di vita del bambino.
Nel caso in cui sia la lavoratrice a lasciare volontariamente il posto di lavoro nel periodo previsto dal divieto di licenziamento, questa ha comunque diritto alle indennità previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva in caso di licenziamento.
Tutelare i datori di lavoro???
Prima tuteliamo i lavoratori.
Tornando calmi: Per le donne non è facile denunciare e infatti la prima causa in Italia per aver costretto una donna a lavorare in maternità è proprio quella contro Vagabondo viaggi.
Speriamo che dopo la sentenza altre donne si decidano a denunciare.
Mi dispiace per le tantissime persone che cmq sono oneste e nn ne approfittano affatto della maternità…però purtroppo credetemi c’è anche l altra parte le approfittatrici…sono per colpa di queste persone e dello stato che cmq nn tutela per niente i datori di lavoro che succedono queste cose…posso assicurare che gente ha lavorato solo x 2 mesi maternità nn più tornate sul posto di lavoro e preteso di tutto di più…come esistono i datori di lavoro stronzi esistono altrettanto dall altra parte….Forse dovrebbero cambiare un pò le leggi forse x la grande imprenditoria nn recano danni ma per le piccole ne creano e pure tanti.
E dalle aziende che assumo apposta donne incinte per costringerle a lavorare durante il congedo e incassare lo stipendio dall’Inps come ci si tutela?
Famoso il caso del tour operator romano Vagabondo che ha assunto 2 donne incinte, le ha fatte lavorare e poi le ha licenziate.
Denunciando subito ai sindacati senza far passare 60 giorni (anche la mattina dopo il fatto), capendo con che contratto erano assunte (chi ha un tempo determinato, deve mettere in conto che l’azienda potrebbe non rinnovare), informandosi in sede di colloquio sulla serietà e sulla professionalità dell’azienda con domande ad hoc (capendo quanti sono i dipendenti fissi, se hanno parecchio turn over, etc).
Laura Farinello