Uno studio recentemente pubblicato sugli Oxford Journals rivela che la durata media di una gravidanza normale oscillerebbe di ben cinque settimane intorno alla data stimata del parto.
La ricerca è stata condotta nell’agosto del 2013 dal National Institute of Environmental Health Sciences (NIEHS), che ha basato l’analisi su un campione totale di 125 donne.
Viene così finalmente aggiornato un dato finora approssimato quanto rilevante, visto che stabilisce il punto di riferimento su cui calcolare i dettagli e le scadenze di pratiche delicate come il parto indotto o il parto cesareo.
Che le famose 40 settimane (o 280 giorni) a partire dall’ultimo ciclo mestruale fossero una mera indicazione di massima lo testimonia un dato sorprendente portato alla luce da questa ricerca: solo il 4% delle donne partorisce nei tempi previsti, mentre il 70% lo fa nei dieci giorni successivi la data indicata.
Questo nuovo studio ha inoltre dimostrato che ad influire sulla durata della gestazione contribuiscono sia l’età che il peso della madre. Con il passare degli anni ci si espone ad un periodo di gravidanza più esteso; lo stesso discorso vale nel caso di un aumento di peso.
Ed è proprio sull’estensione della gravidanza che la ricerca del NIEHS ha consegnato i dati più interessanti, avendo calcolato un tempo medio tra l’ultima ovulazione della madre e la nascita del bambino di 305 giorni, corrispondenti a 43 settimane e cinque giorni, ai quali va aggiunta una variazione di cinque settimane (e non più quattro come finora considerato plausibile), nelle quali il parto potrebbe verificarsi senza alcuna complicazione.
Tenendo conto del fatto che la prassi è quella di ricorrere al parto indotto già dopo tre giorni dallo scadere della 41esima settimana (quindi due settimane prima della durata media calcolata, e con oltre un mese di anticipo sulla data limite ora indicata) possiamo facilmente immaginare quanti interventi inutili e rischiosi siano stati ad oggi realizzati.
Torna così sotto i riflettori l’importante questione dell’eterogeneità femminile rispetto al parto: ogni parto è diverso dall’altro, così come lo è ogni donna che partorisce; stabilire delle regole rigide in questo ambito è un errore grossolano e incauto, a cui spesso sono conseguite pratiche nocive divenute, col tempo, consuetudini affermate.
L’auspicio comune, di cui si è fatto portavoce il Royal College of Midwives (l’organizzazione delle ostetriche britanniche), è che alla luce di queste nuove scoperte in campo scientifico si rivedano certe usanze poco prudenti e si contribuisca ad un cambio di mentalità generale.