Tema non caldo, ma rovente, quello della maternità e del lavoro: in Italia, ancora oggi, queste due parole insieme sollevano considerazioni e polemiche, punti di vista differenti e dati da valutare attentamente per analizzare fino in fondo un fenomeno che, nel III millennio inoltrato, non sembra ancora aver trovato un punto di equilibrio.
Partiamo proprio dai numeri per inquadrare il fenomeno: in Europa è occupato il 59,5% delle donne, contro il 46,8% delle italiane, percentuale di occupazione che crolla ancora di più se consideriamo le madri. I dati ci riportano che nel 2012 il 62,8% delle neomadri aveva un’occupazione durante la gravidanza, mentre dopo il parto conservava il posto di lavoro solo 48,8% delle donne.
Un crollo occupazionale, dunque, che nel tempo è diventato maggiormente sensibile, arrivando oggi a una decurtazione del 25% circa. La diminuzione occupazione si fa maggiormente sentire nel settore privato e, in particolare, per le donne con un contratto di lavoro a termine: in questo caso, il 45,7% delle donne ha perso il posto dopo la gravidanza.
Proseguendo nell’analisi dei risultati emersi dal rapporto ISTAT “Come cambia la vita delle donne” emerge chiaramente che per più della metà delle donne il motivo di rinuncia all’impiego è dettato da carattere personale e, in particolare, la necessità di prendersi cura dei propri figli, seguito dalla difficoltà di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro (circa 15%).
Una crescente fetta del campione (13,1%) dichiara di aver abbandonato l’impiego per insoddisfazione nei confronti del posto di lavoro. Tirando le somme, la ricerca conclude che sono ben 10 milioni le donne che, nella loro vita, hanno sacrificato il lavoro per la loro famiglia.
Insomma, i dati parlano chiaro e non possiamo che riflettere su quanto sia ancora difficile oggi giorno conciliare la maternità con il lavoro e quanta strada debba essere ancora fatta per raggiungere anche nella vita di tutti i giorni l’effettiva parità fra uomini e donne…