Riconoscere le proprie emozioni e saper attribuire loro un nome è un fattore di crescita importante che aiuta i bambini a capire meglio il mondo che li circonda: questa è l’intelligenza emotiva.
Emozioni nuove senza nome
Per i bambini non è facile definire ciò che provano, le emozioni (positive e negative) si susseguono di giorno in giorno in una continua scoperta di sentimenti “estranei”, cui non sempre si riesce ad attribuire un nome. Questo provoca in loro un grande disagio perché vivono le sensazioni sperimentate come un evento indefinibile e oscuro. E’ la stessa paura dell’ignoto che probabilmente avevano i grandi esploratori del passato quando mettevano piede su un suolo straniero: una volta assegnato un nome a quella località e conosciuto i suoi abitanti, tutto diveniva più chiaro e rassicurante. Il medesimo meccanismo percorre i bambini: se non sono aiutati a riconoscere e ad attribuire un termine specifico a ciò che provano, quella data emozione resterà ignota e, di conseguenza, incerta.
Il grande valore dell’intelligenza emotiva
Come dimostrano alcune ricerche scientifiche, aiutare i propri figli a trasformare una sensazione amorfa in qualcosa di definibile, come ogni altro comune elemento della vita quotidiana, ha di per sé un effetto calmante sul sistema nervoso. I bambini superano più in fretta le situazioni di turbamento e affrontano gli eventi della vita con maggior serenità. Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, tuttavia, non è utile solo ai fini individuali ma serba in sé un immenso valore collettivo. Riconoscere e definire le proprie emozioni rende il bambino consapevole del fatto che le persone che lo circondano “sentono” ciò che sente anche lui. “Questa cosa mi fa sentire triste, allora forse farà sentire tristi anche gli altri”: è questo il senso dell’empatia, di quel sentimento universale che mette in compartecipazione le nostre emozioni con quelle del nostro prossimo e ci rende capaci di amarlo e rispettarlo.