Quante volte i bambini dicono di avere male alla pancia, alla testa, alle gambe…? Ma se si chiede loro di indicare di preciso dove, rispondono con un generico “qui”; oppure se si vuole sapere che tipo di dolore sia, loro affermano “non lo so”.
Ebbene, i bambini non sono adulti e non è facile percepire in maniera corretta e consapevole il dolore. La scala di percezione e di sopportazione del male è in continua evoluzione e non si può pretendere che un bimbo di 2 anni risponda come una bambino di 8 alla domanda “cosa ti fa male?” A parità di stimolo doloroso, ad esempio, il neonato e il bebè percepiscono più dolore rispetto a bimbi più grandi.
Esistono infatti vere e proprie scale che definiscono i livelli di dolore percepito dai bambini. Per i bimbi sotto i tre anni c’è la scala FLACC, basata sull’osservazione generale di cinque punti: atteggiamento di volto e gambe, tipo di attività, pianto e consolabilità. Per i bambini tra i 3 e i 7 anni c’è la scala di Wong-Baker, che utilizza 6 faccine (da quella sorridente a quella che piange), da far scegliere al piccolo per un’auto valutazione del suo grado di dolore.
La sofferenza di un bambino, però, anche se di difficile interpretazione, non va sottovalutata, in primis dai genitori. “Chiedere a un bambino se ha male è troppo poco: è come misurare la febbre con la mano, e non con il termometro”, sostiene Franca Benini, dirigente medico presso la Clinica Pediatrica dell’Ospedale di Padova. “Le scale del dolore sono precise e accurate per ogni fascia d’età, strumenti che vanno adoperati di più sia in ospedale sia a casa”.
Da un’indagine condotta da un’equipe di ricercatori, infatti, è stato riscontrato che la misurazione dell’intensità dolorosa in un bambino viene effettuato solo nel 25% dei casi, lasciando così il bimbo in balia del proprio male.
Certo, questo è fatto inconsapevolmente dai genitori, che si trovano impreparati a gestire una situazione stressante e preoccupante come quella del dolore. “Il dolore non va mai banalizzato, anche quello fittizio”, sottolinea sempre la Benini. “Per questo, parliamo di dolore a genitori e bambini nel video diffuso dai monitor delle sale d’aspetto ospedaliere “Dolore, no grazie!” e ci rivolgiamo ai pediatri di famiglia e ospedalieri con “Niente male Junior”, un capillare programma di formazione con il patrocinio del ministero della Salute”.