Gravidanza: “Ti mancherà ogni gesto”

E adesso?
È solo il primo, di tanti e adesso? Quella penna speciale intinta nell’urina, che scrive “Vita” in una lingua mai letta.
Quel numero che sale, il valore delle beta-HCG, arcinote o sconosciute che siano.

Il respiro rimasto sospeso, condensa come in alta montagna, fiatone di una corsa durata mesi. O dello spavento di un solo, minuscolo istante.
Per scelta, per caso, per errore. È la vita che incrocia la tua storia.

Il tempo si scompone, si apre la folla della gente. Galleggiano le stanze della casa, i luoghi, le stagioni.
Cambia quello che mangi. Cambia come ti vesti. Come ti siedi, ti alzi, dormi o ti muovi. Quello che senti, come urla o tace. Quello che fai, il fremito dolce o nervoso che comanda la mano.

La vita diventa una collana di adesso. Mai come ora hai pensato al futuro, mai come adesso vivi il momento.

Prenditi il tempo, quando vai a un controllo. Slarga quest’angolo di mondo, di ritmo. Siedi.
Prenditi spazio, quando riposi. Accogli le cure di chi si fa intorno. Le domande assiepate, le congratulazioni.
Vivi un giorno alla volta. Il malessere di oggi, l’energia folle di domani.
La notte rovesciata che ti sfianca, la paura che avvelena. L’attimo che d’improvviso tutto riordina in fiducia nuova. La luce che salta fuori da due case, stretta nel vicolo che nessuno vede. Il primo tocco lieve di fata o folletto, che sai e non sai che è lei o lui. Dentro di te, tuo, come un segreto.

Tieni le mani lì sopra, aspetta.
Tieni gli altri vicini e lontani, dove senti che ti fa bene.
Tieni tua madre nei ricordi che questa stagione rimescola: il gusto dolce-amaro di essere ancora e non più solo “figlia”.

Tieni le volte che hai urlato con il tuo uomo. Quelle che ti sei scusata pensando “è colpa degli ormoni”.
Tieni il diario dove hai scritto tutto o poco. Tieni il primo sogno del bimbo, quel pomeriggio d’afa che, sdraiata sul letto, cercavi il sonno.

Tieni l’eccitazione del primo acquisto, entrare nel negozio che guardavi passando, essere dentro, al di là della vetrata. Per il tuo bambino, anziché per un’amica.
Tieni la gioia affusolata delle sere che riordinerai i body, il fasciatoio, il lettino.
Tieni questo “adesso”, il filo sospeso dell’equilibrista, ora che non sei più, e ancora non sei.

Ti mancherà ogni gesto, le abitudini che avevi imparato. La grazia che dissemini per strada, le attenzioni.
Ti mancherà come tutto era cambiato e come ti eri sorpresa ad esserne capace.
Ti mancheranno l’attesa, le visite, le ecografie, le onde di quella pancia.
Ti mancherà perfino il flacone dell’Amuchina per lavare la verdura cruda. La prima scatola di acido folico. Il Maalox la sera, prima di dormire.

Perché era un pezzo, stupido ma presente, della rivoluzione che stavi vivendo. Del luogo “altro” in cui abitavi.
Perché è vero che poi comincerà tutto. Ma “Tutto” è già cominciato.
Perché la gravidanza è l’attesa del figlio, eppure vive come di vita propria.
Una stagione che solo in parte prepara. Che, mentre aspetta, pulsa.

 

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