La placenta previa, denominata anche placenta bassa, è una condizione patologica della gestante che può manifestarsi durante la seconda metà della gravidanza. Si tratta di un’anomalia della placenta (organo deciduo deputato al nutrimento e alla protezione del feto) la quale, invece di installarsi nella parte alta dell’utero aderisce alla sua parete inferiore, andando a coprire parzialmente o totalmente l’orifizio uterino, che dà accesso al collo dell’utero.
Placenta previa: sintomi e diagnosi
L’unica manifestazione visibile della placenta previa è la perdita di sangue rosso vivo dalla vagina, mentre non si rileva alcuna sintomatologia dolorosa. Tuttavia va precisato che le perdite di sangue non compromettono la salute del feto. Per stabilire se si tratta della patologia in oggetto è necessario effettuare un’ecografia addominale o transvaginale. Generalmente si raccomanda alle pazienti di evitare sforzi eccessivi.
Una diagnosi precoce e una terapia ad hoc tempestiva, lo ricordiamo, sono fondamentali per salvaguardare la salute del bambino e della mamma.
Gravidanza: le varie tipologie di placenta previa
Esistono diverse tipologie di placenta previa, in base alla distanza dall’orifizio del canale cervicale:
- placenta previa marginale: nel caso in cui la distanza dall’orifizio uterino non superi i 3 centimetri;
- placenta previa laterale: nel caso in cui la distanza dall’orifizio uterino sia superiore a 3 centimetri;
- placenta previa centrale: si tratta della situazione più pericolosa, in quanto la placenta copre totalmente l’orifizio uterino interno.
Le donne più esposte al rischio di essere affette da placenta previa sono quelle che hanno subito precedentemente un parto cesareo, quelle che hanno partorito più di una volta (pluripare), quelle che presentano anomali dell’utero (si pensi, ad esempio, ai fibromi).
Nei casi meno gravi di placenta previa è comunque possibile effettuare un parto naturale, mentre in nelle situazioni più a rischio si opta per il parto cesareo.
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