Per attenuare i comuni disturbi della gravidanza, molte future mamme cercano conforto nei rimedi naturali perché ritenuti meno dannosi dei comuni farmaci. Sebbene quest’opinione sia confermata da moltissimi studi, è anche vero che alcune piante possono diventare dei veri e propri pericoli sia per la mamma sia per il bimbo. Ecco dunque una breve lista delle piante ed erbe officinali da tenere a debita distanza se sei incinta o stai allattando.
Fitoterapia in gravidanza: attenzione alle tisane…
In genere tutte le erbe utilizzate nei condimenti non presentano alcuna controindicazione. Quelle impiegate nella preparazione d’infusi e tisane, invece, richiedono una maggiore cautela perché potrebbero oltrepassare la placenta (fatta eccezione per la camomilla, lo zenzero, la menta e il timo). Anche l’aloe e il tè verde sono generalmente innocui alla salute della donna in gravidanza ma devono essere utilizzati con moderazione. L’aloe, infatti, è ottima per contrastare la stitichezza, ma potrebbe causare contrazioni all’utero. Il tè verde, invece, se assunto in grandi quantità potrebbe provocare anemia, giacché ostacola l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo.
…e agli oli essenziali!
Le sostanze a base vegetale più rischiose sono gli oli essenziali (contenuti anche nella propoli) e gli alcaloidi (presenti in diverse piante officinali, tra cui le Rubiaceae e le Gentianales), che possiedono un basso indice terapeutico e un’elevata diffusibilità uterina. Alcune di esse aumentano notevolmente la contrattilità dell’utero, con relativo rischio di aborto, mentre altre sono un vero e proprio veleno per l’embrione o per il feto: tra queste figurano tutte le piante che contengono alcaloidi pirrolizidinici (come la consolida, la borragine, il senecione, etc.). Altre piante sconsigliate durante la gravidanza sono quelle neuro-cardiostimolanti (come la noce moscata, l’efedra e l’arancio amaro), che potrebbero procurare effetti cardiotossici.
In ogni caso, il consiglio generale è di chiedere sempre il parere del medico prima di iniziare un trattamento fitoterapico, soprattutto nel primo trimestre di gravidanza e solo se strettamente necessario.