La fecondazione artificiale o assistita è un intervento che aiuta le coppie che, a causa di determinate patologie (per esempio sterilità dell’uomo o disfunzioni nella produzione degli spermatozoi), non possono portare a termine il concepimento in modo naturale. Le due tecniche di fecondazione artificiale più diffuse sono la FIVET e l’inseminazione intrauterina.
La FIVET prevede l’introduzione del liquido seminale nell’ovocita femminile in laboratorio, ricreando artificialmente il processo di fecondazione naturale. Metodologicamente si distinguono 4 fasi:
-durante stimolazione ovarica la cellula germinale della donna è indotta a produrre più ovuli al fine di avere maggiori possibilità di riuscita della tecnica. Una volta raggiunto il numero ottimale, si procede all’aspirazione. E’ una fase delicata in quanto una eccessiva stimolazione può causare un esubero di follicoli e di conseguenza la sindrome di iperstimolazione ovarica;
–prelievo degli ovociti tramite agoaspirazione monitorata da una ecografia, la fase può avvenire in anestesia totale oppure locale. L’intervento si conclude dopo 15 minuti mentre dopo 2 ore la paziente può essere dimessa. Il medico si occuperà di analizzare il fluido follicolare che circonda l’antro follicolare prelevato e constatare le potenzialità qualitative del campione in esame;
–l’inseminazione degli ovociti avrà luogo nelle 24 ore successive. Utilizzando gli spermatozoi in vitro del donatore (coniuge o meno), si uniscono le due cellule gametiche forzatamente attraverso micro iniezione intracitoplasmatica o ICSI con cui il medico introdurrà lo spermatozoo all’interno dell’ovocita femminile; o tramite FIVET, ossia in un terreno di coltura, un contesto microbiologico artificiale in cui è possibile che avvenga tale processo. Per vedere se la fecondazione è andata a buon fine, dopo 20 ore si analizzano gli ovuli per determinare quanti sono stati effettivamente inseminati: in una condizione standard si fecondando 7 ovuli su 10. Successivamente ha inizio lo sviluppo embrionale con la scissione delle cellule che sarà monitorato al microscopio al fine di individuare quali siano adatti al trasferimento nell’utero;
-il trasferimento embrionale è più agevole rispetto al prelievo degli ovociti in quanto il procedimento è veloce e non necessita di anestesia. Un cannula fine di plastica inserita nell’orifizio della cervice uterina permette di trasferire gli embrioni nell’utero, controllando il procedimento al microscopio per garantire la giusta collocazione.
L’inseminazione intrauterina invece differisce dal FIVET poiché il procedimento di inserimento degli spermatozoi avviene all’interno della donna in fase di ovulazione. Pur non lavorando in laboratorio ma su uno sviluppo naturale, si stimolano in modo leggero le ovaie per essere sicuri che almeno 1-3 follicoli maturino e si monitora la situazione continuamente. Tramite il controllo del processo al microscopio, il medico saprà suggerire il giorno migliore per il trasferimento degli spermatozoi; il campione del donatore dovrà essere prelevato 1 o 2 ore prima dell’inseminazione e saranno trattati biologicamente per concentrare il maggior numero possibile (2-3 milioni) di cellule geminali nel minore volume possibile; una cannula di plastica indirizzerà gli spermatozoi nell’utero e naturalmente avverrà la fecondazione. Dopo pochi minuti la donna potrà tranquillamente tornare a casa.