Il parto e l’allattamento dovrebbero essere due delle cose più naturali al mondo, ma, complice la nostra società sempre più impegnata e frenetica, molto spesso si perde quell’istinto che dovremmo sentire naturalmente, e le cose, di conseguenza, diventano più complicate. Specie se la neomamma è circondata da “buoni samaritani” che offrono consigli, spesso non richiesti sul modo migliore di allattare.
Ecco le considerazioni e i consigli del dottor Francesco Santoro, direttore del reparto di neonatologia presso la Clinica Santa Famiglia di Roma.
L’importanza dell’allattamento al seno
Nonostante la forte propaganda pro-latte artificiale avvenuta negli anni ’70, che ha portato ad una crisi dell’allattamento al seno, oggi questa pratica è fortemente incentivata, anche dalla stessa OMS.
Il latte della mamma, infatti, è un latte “personalizzato”, fatto su misura per il neonato: oltre a rafforzare la connessione tra mamma e bambino, è ricco di vitamine, fondamentali per la crescita, e di anticorpi, utili per sviluppare il sistema immunitario.
Allattamento al seno: una questione di “pelle”
Per creare quel rapporto tutto speciale tra mamma e bambino, che sarà una delle basi per avviare con successo l’allattamento, è fondamentale mantenere quello strettissimo contatto che si è sviluppato durante i nove mesi.
Come? Con la pratica Skin-to-Skin, che prevede di appoggiare il neonato vicino al seno della mamma nei momenti immediatamente successivi al parto, in modo da attenuare il “trauma” della nascita. Questo contatto favorirebbe l’istinto naturale del bambino ad attaccarsi al seno, fin dal primo momento, quando il latte non è ancora arrivato ma c’è il colostro, preziosa fonte di vitamine e sali minerali.
Allattare al seno con successo
Perché l’allattamento si avvii in maniera corretta e proceda con successo, è necessario che la neomamma attacchi il piccolo di frequente durante le prime ore ( o giorni) quando non è ancora arrivata la montata lattea.
Una volta che il latte è arrivato, l’allattamento al seno deve essere “a richiesta” e non si deve fissare un tempo per la poppata, che dovrebbe durare, in media, intorno ai 20/ 30 minuti. È importante, inoltre, che il bambino svuoti tutto un seno prima di passare all’altro, perché il latte che arriva verso la fine della poppata è più nutriente e ricco di grassi rispetto a quello iniziale, che, invece, serve per dissetare.
Le mamme, inoltre, non dovrebbero mai essere lasciate sole, ma supportate e aiutate, soprattutto dal compagno che, ad esempio, durante la notte può riscaldare il latte tirato dalla mamma e offrirlo al piccolo con il biberon.
Genny Giacomini Grossi