Occorrente: un caffè, un paio di calze e un bebè.
Innanzitutto rispondete alla seguente domanda: “Lo metto a letto perché è la sua ora o perché è la mia (cioè ho bisogno di un break)?”
Qualunque sia la vostra risposta verificate comunque la collaboratività del piccolo: se non ha sonno, in generale, non dormirà. Se ha troppo sonno, in generale, non dormirà. Probabilmente non dormirà nemmeno se ha la quantità giusta di sonno. Ma voi provateci: sentirete quantomeno di aver assolto al vostro dovere e, se siete fortunate, avrete anche vissuto due o tre secondi di gloria coccolandolo con quella tenerezza che pochi sono in grado di procurarci.
E adesso cominciamo:
1- Preparate un caffè. Zuccheratelo e lasciatelo accanto al microonde.
2- Fate pipì.
3- Prelevate il piccolo e raggiungete la camera: se è rimasto sereno durante tale spostamento significa che non ha ancora capito. Meglio per voi, procedete al punto 4.
4- Coccolatevi. Perché, inutile negarlo, voi coccolate lui, che però a suo modo coccola voi. Godetevela. Ribadisco: godetevela.
5- Adagiate il bebè nel lettino: non appena si stacca da voi inizierà a piangere. Deporlo ugualmente.
6- Cantate la canzone di rito di cui, inesorabilmente, lui o lei nulla udrà.
7- Perseverate imperterrite. Se stufe della canzone approfittate per ripetere ad alta voce, con tono cantilenante, un’alternativa valida più divertente o utile al vostro (apparente) sperpero di tempo e risorse. Tipo la lista della spesa, l’elenco delle cose da fare, o degli ex-fidanzati.
8- Entro il terzo ritornello il piccolo è decisamente in piedi, scalpita e si dibatte piangendo sempre più forte: ripetete con fermezza “Giù!” e accompagnatelo con un gesto fluido e sereno quanto lo spirito che siete attrici nate se riuscite a simulare. Pensate al caffè che vi attende.
9- Ripetete un numero indecente di volte. Se lo vedete che finalmente si sdraia non illudetevi: ha solo perso l’equilibrio strillando. Però ricordate: a sfinirvi non siete solo voi, ma anche lui…
10- Limitatevi a stare lì, impassibili, vicine ma mute: lui sa che ci siete (nel caso remoto che il suo rifiuto a dormire fosse causato da vere paure: non vorrete mica accollarvi il senso di colpa per non averlo rassicurato?), ma che non l’avrà vinta. Resistere è fattibile fino a venti, trenta minuti. Passata questa soglia la resistenza rasenta i limiti del sovrumano. Potete aiutarvi con qualche semplice trucco: immaginate che a livello delle sponde del lettino ci sia un vetro di quelli a specchio da un lato. Se vi aiuta immaginatelo fono-isolante. Il piccolo si sbraccia, s’ammazza di lotte, lui vi vede, voi non vedete né sentite. Approfittate per riprendere le forze nelle pause del pianto, quel decimo di secondo in cui il piccolo respira tra una serie e l’altra. Pensate al caffè.
11- Non essendo valso a sedarlo, passate alla forza: sdraiate il piccolo e tenetelo fermo, senza violenza ma con fermezza. Lui agita gambe e braccia, si dibatte, ma voi contenetelo. Potete anche parlargli per rassicurarlo, ma non vi sentirà. Però a voi serve a farvi sentire buone madri.
12- A un certo punto di questa fase il bambino smette si dibattersi e, in effetti, comincia ad assumere sembianze umane. Accompagnate il progressivo rilassamento del piccolo con una serie ben cadenzata di “Sttt…” Da eseguire a (vostra) vescica vuota (l’avete fatta pipì al punto 2, no?).
13- Continuate a sussurrare “Sttt…” alleggerendo la presa fino a togliere il contatto. Pensate al caffè.
14- Togliete le ciabatte.
15- Allontanatevi progressivamente aumentando man mano il volume del vostro “Sttt…” in modo da simulare che siate ancora accanto a lui. Tenete salde le pantofole e non fatele cadere: vi costerebbero più che se le compraste d’oro puro. In estate evitate tassativamente di eseguire queste operazioni a piedi nudi: il sudaticcio della pianta fa ventosa sul pavimento e, quindi, rumore: abbiate con voi, sempre, un paio di calze coadiuvanti l’azione di sgattaiolo e fuga.
16- Siete alla porta. Se cigola, piuttosto lasciatela aperta. Ce l’avete fatta.
17- C A F F E’: scaldatelo nel microonde. Così coprite il pianto crescente del piccolo che, nel frattempo, vi ha bellamente sgamato. Ma che vuoi farci? Ormai siete in cucina: bevetevi sto caffè. Gli insegnerete a dormire domani.
Mary Natasha Arcoleo
Facciamoloooo
Nn ho parole
Loris Marchese