Quando si parla di allattamento cadere nei luoghi comuni e nei falsi miti è cosa facile. Se una mamma decide di optare per l’allattamento a termine, nella migliore delle ipotesi si sentirà dire che il figlio prenderà la tetta anche a 18 anni. Ora, francamente, non si vedono molti diciottenni che prendono il latte di mamma! Se però si vuole allattare al netto di queste sciocchezze e dicerie che lasciano il tempo che trovano, è bene informarsi seriamente e decidere con la piena coscienza e consapevolezza. L’allattamento a termine (prolungato è un aggettivo non esaustivo e non esatto) è sempre possibile, in assenza di patologie serie della mamma o del bambino, ma tutte sanno di cosa si tratta?
Se tutto va bene, in media, le mamme italiane allattano fino ai sei mesi canonici, molte iniziano comunque a dare omogeneizzati alla frutta già dai 4 mesi, cosa sbagliatissima, che ve sconsiglia ogni pediatra e che caldamente sconsiglia anche l’OMS. In alcuni casi però, ci sono mamme, fortunatamente sempre di più, che si informano e desiderano fare un allattamento a termine, dove a scegliere il momento della fine di questo percorso non è la mamma. In buona sostanza, se si ha la giusta predisposizione, si prosegue ad allattare a oltranza (tranquille, non fino ai 18 anni!) e sarà il bambino che da solo metterà fine all’allattamento.
Il seno non è solo nutrimento, il seno è una fonte di sicurezza, è un calmante naturale, una coccola, mai un vizio. A un certo punto di questo favoloso (e faticoso) percorso, il bambino deciderà che è il momento di emanciparsi ulteriormente e non avrà più l’esigenza di succhiare. Questo è in breve l’allattamento a termine, ma laddove per la mamma fosse un percorso a ostacoli, meglio arrivare alla conclusione in modo sereno assieme al proprio piccolo. I bambini sono molto più competenti di quanto pensiamo il più delle volte, bisognerebbe dare loro più fiducia e lasciarci alle spalle affermazioni perbeniste dal retrogusto medievale.