Urlare ai propri figli o ai bambini non è una forma di comunicazione, ma una realtà che può produrre effetti negativi sul loro comportamento e anche sulla psiche. Evitare di farlo è un qualcosa che è ormai pienamente condiviso da studiosi dell’infanzia, psicologici e gran parte dei genitori. Ma cosa succede nel cervello dei più piccoli quando si urla?
Come reagisce il cervello dei bambini alle urla
Immaginiamo di chiedere una cosa a una bambina di due anni, di nome Lucrezia. La bimba però sembra non voler accettare quello che gli viene detto. Così l’adulto, dopo aver ripetuto diverse volte la stessa richiesta, inizia a urlare: la bambina si immobilizza e lo guarda. Le urla continuano, ma non vi è nessun risultato. A questo punto l’adulto, smette di utilizzare un tono di voce alto e fa qualche passo verso Lucrezia, cercando di dare una motivazione a quello che la bambina doveva fare. Con uno sguardo tranquillo, Lucrezia si mette a ridere facendo infuriare l’adulto ancora di più.
Ma che cosa è successo? Le urla, innescano una risposta di difesa nel cervello della bambina, con una reazione di stress e la produzione di un ormone, il cortisolo, che accentua una sensazione di pericolo. Il corpo quindi reagisce in base a degli schemi atavici con un comportamento che può essere di lotta, fuga o invece congelamento. Nel nostro caso Lucrezia è rimasta bloccata, ma avrebbe potuto rispondere alle urla o allontanarsi dal pericolo.
Infine la risata non è di scherno, ma nel momento in cui la minaccia percepita è cessata, ovvero l’adulto ha smesso di urlare, la bambina ha reagito, ritornando a una forma di normalità, alleggerendo la situazione secondo gli strumenti conosciuti: il ridere.
Una comunicazione costruttiva con i bambini: mettere da parte le urla
Quindi eliminare le urla dal linguaggio con i più piccoli è importantissimo. Creare una comunicazione costruttiva, non è una cosa facile, ma bastano alcuni accorgimenti per renderla possibile, come cercare di immedesimarsi nel bambino, utilizzare sempre un linguaggio positivo e anche l’umorismo.
Anche se richiede pazienza è meglio ripetere con calma la regola che si vuole venga rispettata al bambino, anche se è necessario farlo più volte e cercare di utilizzare una formula positiva della frase: meglio “in casa si cammina” che “non correre in casa“.