La procreazione medicalmente assistita (PMA) riguarda un insieme di tecniche che aiutano le coppie a concepire un figlio, specialmente quando quest’ultimo non arriva dopo mesi, o addirittura anni, di tentativi.
Tali tecniche si suddividono in tre livelli specifici:
– il primo prevede un’esecuzione piuttosto semplice, in cui gli spermatozoi vengono manipolati in minima parte;
– il secondo livello è già più complesso, in quanto si parla di fecondazione in vitro e dell’impianto dell’embrione nell’utero materno;
– il terzo livello è quello che viene effettuato più raramente perché comporta procedure abbastanza invasive e viene scelto quando i trattamenti sopra citati non hanno sortito gli effetti sperati.
Quando una coppia decide di sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita dovrà necessariamente fare una serie di accertamenti con personale qualificato che andrà a individuare la giusta tecnica da dover svolgere per ogni singolo caso.
Tecniche di PMA di primo livello (IUI)
Come abbiamo accennato in precedenza, la procreazione medicalmente assistita di primo livello è quella che prevede interventi meno invasivi e non molto complessi.
Inizialmente il medico provvede a effettuare il monitoraggio dell’ovulazione, tramite specifiche ecografie, per valutare se la donna ovuli in maniera corretta e anche per dare migliori indicazioni alla coppia su quale sia il periodo più fertile per aumentare le loro probabilità di concepimento.
Successivamente, lo specialista utilizzerà semplici tecniche di stimolazione dell’ovulazione, grazie anche all’assunzione di determinati farmaci che andranno a favorire la produzione dei follicoli ovarici.
In seguito, si passa all’inseminazione intrauterina, ovvero all’introduzione dello sperma direttamente nell’utero della donna.
Tale pratica è indicata soprattutto quando viene diagnosticata una cattiva ovulazione o sussiste una “sterilità inspiegata”.
Una volta eseguita l’inseminazione, la donna potrà contare su una terapia ormonale affinché l’embrione abbia quel supporto in più per impiantarsi.
Tecniche di PMA di secondo livello (FIVET e ICSI)
La procreazione assistita di secondo livello prevede interventi più invasivi rispetto a quella precedente.
Nel caso in cui il problema principale sia riscontrato nella donna, è prevista la FIVET, ovvero la fecondazione in vitro che permette l’unione di ovociti e spermatozoi “al di fuori del corpo della donna” per poi trasferire l’embrione nell’utero materno.
Tale tecnica può risultare particolarmente adatta per quelle donne che non hanno avuto esiti positivi con “l’inseminazione intrauterina”, oppure se soffrono di endometriosi o se hanno malattie infiammatorie in zona pelvica.
Esiste poi la fecondazione in vitro con ICSI (“iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi”) indicata specialmente per le coppie che presentano problemi di fertilità maschile e che prevede l’iniezione diretta di un singolo spermatozoo (quello migliore, individuato da un biologo specializzato) all’interno dell’ovocita.
Infine, la FIV prevede anche la possibilità di congelare gli embrioni e avere l’opportunità di poterli utilizzare in un secondo momento.
Tecniche di PMA di terzo livello
Le tecniche di PMA di terzo livello sono sicuramente quelle più invasive e sono indirizzate a quelle coppie che hanno seri problemi di infertilità dovuta alla propria natura genetica.
Questa tecnica, per essere eseguita nel migliore dei modi, ha bisogno della presenza di un andrologo, cioè di quella figura professionale che ha la competenza di prelevare gli spermatozoi dal testicolo.
Tutto ciò si rende necessario specialmente nei casi in cui si riscontra la “azoospermia“, ovvero l’assenza di spermatozoi nello sperma dell’uomo.
Tale pratica, però, ha lo straordinario vantaggio di consentire l’individuazione e la selezione di embrioni considerati sani, evitando così la trasmissione di eventuali patologie genetiche ai figli.
Per questo motivo, durante la procedura si utilizzano tecniche di diagnosi pre-impianto, come la PGD (diagnosi genetica pre-impianto), che prevede l’analisi genetica degli embrioni prima della loro impianto nell’utero materno.