Giovedì 6 gennaio lo staff del reparto di maternità dell’ospedale di Ostra, in Svezia, annuncia sul proprio profilo Instagram che l’intero reparto è risultato positivo al Covid-19.
Il post specifica anche che quasi nessuno dei contagiati era vaccinato. L’elevato numero di positive tra le pazienti è stato riscontrato in seguito a un tampone positivo, che ha fatto scattare l’allarme e ha portato a uno screening a tappeto che ha rivelato come il contagio era dilagato tra le molte donne presenti nell’edificio. Si tratta di un altro episodio che dimostra la elevatissima contagiosità della variante Omicron, soprattutto considerando che l’anno precedente, in un altro reparto di maternità svedese (a Stoccolma), in seguito a un tampone positivo si era riscontrato che solo il 7% del reparto risultava a sua volta contagiato.
Preoccupazione per i contagi in gravidanza
Dando questa notizia, il personale del reparto di ostetricia dell’ospedale svedese esprime preoccupazione per tutte le donne che sono in attesa di un bambino.
Secondo quanto afferma la direzione, infatti, le donne in gravidanza sono considerate soggetti a rischio, concordando con il parere condiviso dai ginecologi di tutto il mondo. Vale a dire che una donna incinta è mediamente più soggetta a sviluppare una forma grave di malattia in seguito a infezione da coronavirus.
Per questo motivo è estremamente importante che anche questa categoria di soggetti sia vaccinata. Bisogna tenere presente che oramai sono molti gli studi che mostrano che il vaccino contro il coronavirus non è associato a rischi né per la madre né per il nascituro.
Mentre il vaccino non pone rischi per la salute della madre e del feto, per quanto riguarda il contagio da coronavirus il discorso è diverso.
Infatti, stando a quanto è stabilito dai protocolli ospedalieri, se una donna incinta affetta da Covid-19 comincia a sviluppare sintomi gravi della malattia potrebbe essere necessario ricorrere al parto prematuro. In questo caso il bimbo potrà essere suscettibile a rischi importanti, come quello di sviluppare malattie respiratorie che richiederebbero terapie neonatali anche intensive. Il rischio di trasmettere il virus dalla madre al bambino invece è estremamente basso e sono pochissimi i casi riportati.