Il corpo della donna subisce profonde modificazioni durante la gravidanza. La tiroide ha una funzione delicatissima in questo periodo e il suo consumo di iodio aumenta fino al 50%.
La tiroide in gravidanza
La tiroide produce, fra le altre cose, gli enzimi T3 e T4, che sintetizza grazie allo iodio. Durante la gravidanza il fabbisogno di questi enzimi aumenta quindi di circa il 50% e la dieta deve adattarsi a queste maggiori necessità, che passa da una media di 150 microgrammi a 250 microgrammi al giorno.
Per aumentare l’apporto di iodio è necessario consumare, durante la gravidanza alimenti che contengano iodio, come pollame, uova e cereali. La dieta si può poi integrare con l’utilizzo di sale iodato. Le donne in gravidanza e le neomamme in allattamento che non assumono sufficiente iodio rischiano di soffrire di ipotiroidismo.
A cosa serve lo iodio in gravidanza
Gli ormoni tiroidei sono essenziali per lo sviluppo neurologico del feto fin dalle prime settimane. Se la mamma poi non assume abbastanza iodio anche la ghiandola tiroidea del feto rischia di svilupparsi in modo ridotto rispetto alla media, perché non ha iodio sufficiente per lavorare bene. Una carenza cronica di iodio nella neomamma e quindi nel feto può causare difetti neurologici anche gravi nel bambino, fino a far sviluppare deficit dell’apprendimento fino all’età scolare. In passato questi problemi erano più diffusi, mentre si sono notevolmente ridotti grazie al miglioramento della dieta e l’inserimento di alimenti a cui le generazioni passate non avevano accesso.
Ipotiroidismo e ipertiroidismo
Le patologie più comuni della tiroide sono l’ipotiroidismo, cioè un funzionamento ridotto della ghiandola, e l’ipertiroidismo, in cui l’organo produce invece più enzimi di quelli che sarebbero necessari, causando diversi scompensi. Le donne che soffrono di queste tipologie dovrebbero, in gravidanza, aggiustare le terapie in modo da garantire al feto un maggiore apporto di iodio e degli enzimi necessari allo sviluppo neuronale del feto.