Stando a quanto emerso da uno studio condotto dall’Istituto pediatrico “Giannina Gaslini” di Genova diretto dal Dottor Gianmarco Ghiggeri, i bambini immunodepressi per trattamento cronico di malattia renale severa, non rischierebbero più degli altri di ammalarsi di Covid-19 e tanto meno di riscontrare forme peggiori dell’infezione. I nefrologi, per dimostrarlo hanno usato terapie immunosoppressive che generano un lungo effetto nel tempo; il Gaslini sin dal primo giorno che è scoppiata la pandemia ha realizzato due osservatori sui pazienti italiani per vedere cosa accadeva.
I bambini curati per malattia renale non si ammalano più degli altri di Covid
In campo nefrologico non si era capito bene se le terapie per il trattamento di malattia renale severa aumentassero il rischio contrarre l’infezione da coronavirus oppure rendessero più gravi i sintomi da SARS-Cov-2. Così hanno selezionato trecento persone fra bambini e giovani adulti, di cui ben 159 sono stati trattati con degli anticorpi per la sindrome nefrosica associata ai farmaci e 160 con il trapianto ai reni trattati con terapia classica, in modo da prevenire il rigetto.
Alla luce dei fatti, nemmeno in un solo caso (nonostante sette pazienti fossero stati a stretto contatto con parenti affetti da Covid-19), si è diagnosticata la malattia, dimostrando così la notevole resistenza al virus in questione, pur essendo presente una forma di immunodepressione.
Il covid19 non deve ridurre le terapie immunosoppressive
Secondo i dottori del Gaslini quindi, lo studio effettuato con estrema precisione a livello internazionale, conferma a tutti gli effetti che la pandemia non è per nessun motivo un ostacolo alle terapie per glomerulopatie, come ad esempio quelle a base di anticorpi antiCD20 (anticorpo monoclonale per curare la sindrome nefrosica) perciò devono essere curate sulla base delle normali prescrizioni. Anzi, secondo i medici non aumentando minimamente il pericolo di contrarre il Covid-19, si potrebbe pure ipotizzare che abbiano un effetto protettivo. Questa dimostrazione, secondo il dottor Ghiggeri riuscirà a cambiare la sorte terapeutica di tanto pazienti.