Hina ancora non lo sa, ma è sfuggita quasi per miracolo ad un destino avverso. Questa bambina afgana è appena nata in Italia, riuscendo a sfuggire all’orrore di quello che rimane il “suo” Paese, l’Afghanistan, per quanto non ci abbia mai messo piede. Lo ha salutato di fatto pochi giorni prima di essere messa al mondo dalla mamma, donna 32enne che per lei è riuscita a trovare la forza e il coraggio per andare avanti dopo che i Talebani hanno ucciso il marito, il padre di sua figlia, proprio davanti a lei.
La storia della piccola Hina
A raccontare la storia della piccola Hina, in un post su Facebook, è stata la Croce Rossa Italiana. Ai suoi volontari e operatori la mamma della bimba si è legata al punto da volerli a tutti i costi in sala parto assieme a lei. Un sentimento di affetto reciproco, contraccambiato in pieno, se è vero che la bambina è stata già ribattezzata da tutti la “nipote della Croce Rossa”. A questo epilogo positivo, però, si è arrivati dopo settimane di puro inferno. I genitori di Hira, infatti, sono due delle migliaia di persone che in questi giorni hanno cercato di sfuggire disperatamente da Kabul prendendo l’assalto l’aeroporto. La mamma ce l’ha fatta, ha sfruttato il ponte aereo organizzato dal governo italiano ed è stata accolta all’interno di una struttura militare a Roccaraso. Lo stesso, però, non può dirsi per il padre della bambina.
Il papà di Hina ucciso dai Talebani
Quando la piccola Hina, che in lingua araba vuol dire “fragranza”, diventerà grande, la mamma certamente le insegnerà a provare eterna gratitudine per il papà che non c’è più. E’ infatti grazie a lui, che a lungo ha collaborato con le forze occidentali, se lei e la sua mamma hanno avuto il diritto di essere accolte in Italia approfittando di uno dei cosiddetti “voli della speranza”. L’uomo, però, ha pagato tutto ciò con la vita: i Talebani, infatti, prima hanno bruciato la loro casa, poi lo hanno ucciso davanti agli occhi della moglie all’aeroporto di Kabul. Il suo sacrificio è però valso a qualcosa: sua figlia e sua moglie stanno bene, al sicuro, e sentono “Hira”, la “fragranza” della libertà.