Calvario finito per un bambino di 7 anni originario del Marocco, che dopo 525 giorni collegato al cuore artificiale, è stato sottoposto ad un trapianto, perfettamente riuscito. Dopo un periodo trascorso in ospedale, è stato dimesso ed ora si trova a casa in buone condizioni di salute. Il trapianto, avvenuto grazie ad una donazione, è stato effettuato presso l’ospedale Regina Margherita di Torino.
Una attesa di quasi due anni
I primi sintomi di insufficienza cardiaca del bambino sono avvenuti nel 2019. In quel momento il piccolo ha raggiunto, accompagnato dalla mamma, il padre che per lavoro vive in Liguria. Dopo la prima degenza in un altro ospedale, è stato portato con l’elisoccorso al Regina Margherita. Qui è stato introdotto nel reparto di terapia intensiva, ma il suo cuore ha cessato di battere per cui è stato necessario un intervento di rianimazione e di ventilazione, eseguito mediante Ecmo, la circolazione extracorporea. Per 525 giorni il bambino, grazie al cuore artificiale impiantato, ha avuto la possibilità di vivere e di riprendersi. In questo periodo di tempo, seguito dai genitori, il bambino ha studiato ed imparato la lingua italiana. La svolta arriva grazie a una donazione, ed il piccolo viene sottoposto al trapianto dal gruppo di cardiochirurghi pediatrici dell’ospedale, guidato da Carlo Pace Napoleone.
La situazione dopo il trapianto
Il recupero del bambino è stato molto veloce e dopo alcuni giorni di degenza nei quali è stato seguito con la massima attenzione sia dai chirurghi che dagli infermieri è stato dimesso. Per lui è stato grande lo stupore quando si è svegliato senza avere sull’addome il ventricolo artificiale che oltre a tenerlo in vita gli imponeva dei limiti nei movimenti tipici di un bambino. Durante la degenza la famiglia è stata aiutata costantemente dall’Associazione Amici Bambini Cardiopatici, con una volontaria che ha trascorso con il bambino alcune settimane per dare modo al papà ed alla mamma di allontanarsi per brevi periodi. La stessa volontaria è stata accanto al bambino nei primi giorni dopo l’uscita dall’ospedale, in attesa di poter tornare a vivere con i suoi fratelli.