Nel nostro Paese sono circa 400 ogni anno i tumori che interessano le donne in stato di gravidanza. Uno studio internazionale, condotto da una associazione, ha dimostrato che è possibile eseguire la chemioterapia dopo le 13 settimane senza che questa causi delle malformazioni al feto.
Lo studio internazionale
Uno studio effettuato dalla “Association of Chemotherapy Timing in Pregnancy With Congenital Malformation” su un grande numero di soggetti e pubblicato sulla prestigiosa rivista JAMA Network Open, ha dato le risposte che le donne attendevano nel rapporto che intercorre tra la gravidanza, l’effettuazione della chemio e le possibili malformazioni fetali. Dato che la fase di formazione degli organi del feto ha una durata di circa 12 settimane, nell’ambito oncologico la quasi totalità delle opinioni è quella di non iniziare cure con la chemioterapia prima delle 13 settimane dall’inizio della gestazione, in modo da non influire in alcun modo nella organogenesi del bambino. Nell’ambito dello studio gli autori hanno esaminato 755 donne, con età media di 33 anni, che erano state sottoposte a trattamenti di chemioterapia negli anni dal 1977 e 2019. Tutte queste donne fanno parte del database dell’INCIP, “l’International Network on Cancer, Infertility and Pregnancy,” e erano state sottoposte alle cure mentre si trovavano in fasi diverse della loro gestazione. I tumori da cui erano affetti erano vari, da quello della mammella, nel 50% dei casi, a quello della cervice uterina, oltre a carcinomi gastrointestinali e linfomi. L’analisi dei dati relativi a queste pazienti ha dato come risultato che per le donne che hanno iniziato le cure nelle prime 12 settimane, il rischio di avere delle malformazioni del feto è maggiore, con una percentuale del 27,1%, rispetto al 3,6% che si rileva nel totale della popolazione. Per le donne sottoposte a chemioterapia nel corso delle settimane successive invece la percentuale è ridotta al 3%.
La situazione in Italia
In Italia circa 1 gravidanza su 1.000 è complicata dalla presenza di un tumore, e nella maggior parte dei casi si tratta di quello alla mammella. Uno dei centri di riferimento in Italia per il trattamento di questa tipologia di tumori è il Policlinico San Martino di Genova, con la sua “Breast Unit” diretta dall’oncologa Lucia Del Mastro. La dottoressa ha dichiarato che il trattamento antitumore e la gravidanza possono “coesistere”, ma devono seguire i giusti protocolli, in modo da non produrre effetti dannosi per il futuro nascituro ed ha fatto presente che le pazienti che vengono a conoscenza della possibilità sono maggiormente motivate rispetto alle altre.