Assumere degli antidolorifici durante la gravidanza può inficiare la fertilità del nascituro: è questa la conclusione a cui è giunto uno studio condotto presso l’Università di Edimburgo e che ha individuato la causa in alcune “tracce” lasciate nel DNA del bimbo da parte dei farmaci antalgici.
Gravidanza, la relazione tra antidolorifici e infertilità
Una ricerca portata avanti negli ultimi tempi da un team scientifico dell’Università di Edimburgo e pubblicata sulla rivista “Environmental Health Perspectives” mette in guardia per la prima volta dall’uso di determinati antidolorifici durante la gravidanza, dal momento che avrebbero come conseguenza la ridotta fertilità, in età adulta, del nascituro.
Lo studio infatti ha evidenziato come alcune “tracce” lasciate nel DNA da farmaci contenenti ibuprofene e paracetamolo abbiano degli effetti molto dannosi sulle cellule che, nel feto, poi contribuiscono a dare origine agli organi atti alla riproduzione.
Infatti, pare che tali cellule germinali si riducano di numero se la mamma assume degli analgesici durante il periodo di gestazione e (anche se questo aspetto deve venire ancora approfondito meglio) gli effetti potrebbero inficiare non solo il nascituro ma, in certa misura, anche le successive generazioni.
La metodologia e i risultati dello studio
Ma come si è arrivati a questi risultati? Lo studio scozzese, di fatto, ha preso in esame dei campioni fetali di testicoli e ovaie per capire, al termine di una settimana intera di “esposizione” ai principi attivi contenuti nei farmaci antalgici, quali fossero gli eventuali effetti immediati e quelli a lunga durata sui tessuti cellulari degli organi riproduttivi.
Tuttavia, come sappiamo, già da tempo le linee-guida da parte della comunità medica invitano, in attesa di nuovi riscontri scientifici, a usare ad esempio solamente in dosaggi molto bassi degli analgesici quali il paracetamolo durante la gravidanza, mentre l’ibuprofene è altamente sconsigliato.
Ecco anche perché la ricerca dell’ateneo di Edimburgo potrebbe presto portare a rivedere in maniera più stringente le suddette linee-guida dato che, ad esempio, i dati mostrano che tali farmaci portano a un abbattimento del 40% dei gameti sessuali femminili e del 25% delle cellule che producono gli spermatozoi.