Sono ormai da tempo sempre più in calo le nascite in Italia.
Purtroppo esigenze di tipo sociale, economico e familiare, oggi influiscono sulla decisione di avere o meno figli.
Le giovani coppie devono fare i conti con condizioni lavorative e finanziarie sempre più spesso precarie, a cui si aggiungono pressioni etiche e morali differenti da quelle che qualche decennio fa spingevano molti a sentirsi completi solamente con un figlio.
Una tendenza che però con maggiore frequenza oggi sta prendendo piede è quella di ricorrere ad un figlio quando la vita della coppia è in forte crisi. I bambini nati in questo tipo di situazione vengono definiti figli cerotto.
Fare un figlio per salvare una relazione in crisi
Li chiamano figli cerotto e sono quei bambini avuti in un momento di crisi nel rapporto di coppia.
In questi casi il chiaro intento è quello di affidare alla nascita di un bimbo la possibile risoluzione dei problemi presenti tra i due partner.
Fare un figlio oggi è sempre più spesso una scelta ponderata e a cui si giunge dopo un’attenta e profonda valutazione di aspetti economici, sociali e professionali. Quando però la decisione di allargare la famiglia parte dalla volontà di ravvivare un rapporto compromesso o dall’esigenza di dare nuova linfa ad una fase di stallo, non è quasi mai la scelta più saggia.
Non è infatti un figlio cerotto il fattore, se così possiamo chiamarlo, che può permettere di superare un momento di difficoltà ed incomprensione.
Addirittura sono numerose le coppie che individuano nell’avere un bimbo l’alternativa unica e sola alla separazione.
Le conseguenze dell’avere un figlio cerotto
Scegliere di avere un bambino come soluzione ai problemi presenti all’interno della coppia è quasi sempre la decisione sbagliata. Le conseguenze che un figlio determina in questi casi di crisi portano infatti all’opposto ad un acuirsi delle problematiche già in moto.
Nella maggior parte dei casi i dissidi e le tensioni presenti tra i due partner con la nascita di un bimbo vanno ad amplificarsi e conducono in molte circostanze ad una conseguente disgregazione della coppia.
In tali casi a farne le spese però è anche l’innocente figura del bambino, chiamato prima ad essere la probabile soluzione ai problemi vigenti e poi rapidamente tramutato in un ulteriore fattore di stress e dissidio.
Le due psicoterapeute Doris e Lise Langlois spiegano ad esempio molto bene come il bimbo in queste dinamiche diventi presto colui che più degli altri fa le spese di un conflitto che non ha scatenato o voluto, ma nel quale è stato letteralmente catapultato.
Il bimbo diviene così una stampella su cui mamma e papà provano a far poggiare il proprio traballante ed incrinato rapporto.
Anche lo psichiatra Stephen Karpman parla di triangolo drammatico, ovvero di un complesso rapporto composto appunto da tre individui che però non porta sollievo a nessuna delle figure coinvolte ma anzi aumenta la vulnerabilità interna.
La difficile scelta genitoriale
Diventare mamma e papà non è una decisione da prendere a cuor leggero.
Avere un figlio infatti rappresenta sempre un cambiamento radicale e complesso, che mette a dura prova qualsiasi persona, anche quella più psicologicamente pronta ad essere genitore.
Tutte le coppie, anche le più forti e longeve, subiscono un notevole contraccolpo quando nel loro mondo plasmato su un binomio entra, più o meno all’improvviso, un bimbo quale terzo attore.
Proprio per questo la presenza di profonde ed antecedenti crepe tra i partner verrà mitigata soltanto temporaneamente da un figlio piccolo, polo attrattivo di tutte le attenzioni della coppia, ma porterà invece inevitabilmente ad un nuovo riaffiorare di tensioni e disagi una volta passata la prima fase neonatale.
È fondamentale dunque che la scelta di diventare genitori venga compiuta in maniera cosciente e priva di pressioni sociali di qualsiasi tipo. Bisogna infatti sapersi calare in una dinamica generale e di coppia differente e certamente meno facile da gestire rispetto alla precedente.