Credo che il mio pensiero sia quello di tante mamme che, proprio in questi giorni, stanno inserendo i piccoli o stanno accompagnando i più grandi a scuola.
Immerse, fino al midollo, in quelle solite emozioni conflittuali che ci caratterizzano. Quell’altalena fra il volerli più cresciuti, e il volerli tenere stretti a noi.
Perché, che il tempo corre, che crescono in fretta, ce lo dicono da quando li prendiamo fra le braccia la prima volta, ma ce ne accorgiamo solo dopo.
Quando ormai non sono più solo nostri, ma del mondo. E, con la velocità con la quale questo processo si impenna ogni anno, bastano pochi classi di scuola, per sentirli già qualche passo più lontani da noi.
Dopo quei terribili mesi che ci siamo lasciate alle spalle, tornare a scuola vuol dire tante cose. Accompagnarli ai cancelli, o fino alla soglia delle sezioni per i più piccoli, quest’anno, ha una valenza diversa.
È il tornare a sorridere agli amici, è stare attenti, prudenti, perché una cosa più grande di noi ha lasciato i segni e ci può travolgere di nuovo, ma è soprattutto ritornate ciascuno ai propri spazi, ai propri ruoli. La mamma ed il papà ad avere anche una vita che nulla a che fare con la genitorialità, i bambini a fare i bambini, con educatori e maestri che dovranno ricucire un rapporto che il covid ha bruscamente interrotto.
Dopo un’assenza dalle aule così lunga, la nostra mano che accenna ad un saluto, mentre loro corrono dai compagni, ha un peso diverso.
Quella mano, che è stata incollata alla loro, per mesi, come mano quasi esclusiva, come contatto primordiale per rassicurare, accarezzare, trasmettere, amare, ora si prenderà una lunga pausa. Una pausa che ci rende felici ma che ci fa anche commuovere.
Il ricominciare, certamente con prudenza, ci porta ad una realtà mammesca che è sempre dietro l’angolo. Quella verità che pensavamo non sarebbe stata anche la nostra, ma tant’è.
Quel volerli sempre piccini, sempre a portata di culla. Non possiamo essere sempre la mamma che li porta nella fascia, nel passeggino o mano nella mano prima di attraversare la strada, e quando realizziamo che loro si apprestano a vivere una vita esclusiva, fatta di ore e di avventure senza di noi, un po’ di malinconia ci stravolge.
Anche davanti ad una scuola, mentre ci prepariamo ad inserire i piccoli o ad accompagnare ai cancelli i più grandi.