Con il 2024 Il congedo parentale subisce una trasformazione significativa, con l’introduzione di una normativa che eleva l’indennità all’80% dello stipendio per i primi due mesi, con un notevole incremento rispetto alla precedente copertura del 30% per il secondo mese.
Questa importante modifica, resa possibile dalla Legge di Bilancio 2024, rappresenta un sostanziale sostegno finanziario per i genitori lavoratori che si prendono una pausa dal lavoro per la cura dei propri figli.
Che cos’è il congedo parentale
Il congedo parentale è un diritto concesso ai genitori che si distingue dal congedo obbligatorio di maternità e paternità, grazie alla sua natura facoltativa e alla sua flessibilità.
A differenza del congedo di maternità e del congedo parentale per il padre, che sono periodi di astensione obbligatori, il congedo parentale è una scelta facoltativa. Questa flessibilità consente ai genitori di organizzare il proprio tempo in modo ottimale per bilanciare le esigenze lavorative con quelle familiari, garantendo sia un supporto economico sia tempo di qualità da dedicare ai figli.
Una caratteristica importante del congedo parentale è l’opzione di lavorare a orario ridotto. In questo modo non sarà necessario saltare intere giornate di lavoro, ma si potranno richiedere le ore di permesso necessarie a gestire al meglio le attività e gli impegni con i propri figli.
Come specificato nella circolare 40 dell’INPS, questa tipologia di congedo può essere richiesta nella singola giornata al massimo per un numero di ore pari alla metà dell’orario medio giornaliero.
Il congedo parentale fa parte di una più ampia gamma di misure promosse dalla legge italiana per favorire l’equilibrio tra vita lavorativa e vita familiare. Queste includono permessi per allattamento, permessi per esigenze personali e familiari, e la possibilità di optare per lo smart working. Tutte queste misure riflettono un impegno crescente verso il sostegno alle famiglie lavoratrici nel contesto italiano.
Congedo parentale: chi può richiederlo
Il congedo parentale è un beneficio garantito ai genitori lavoratori in Italia, sia dipendenti che autonomi, con alcune specifiche condizioni a seconda della categoria lavorativa. Ecco chi può accedere a questo diritto:
- Genitori dipendenti: Questa categoria include i dipendenti di aziende private, del settore pubblico e i soci lavoratori di cooperative, nonché coloro con contratti di apprendistato.
- Genitori operai agricoli a termine: Anche i lavoratori agricoli con contratti a tempo determinato hanno diritto al congedo parentale.
- Lavoratori stagionali a termine: I genitori che svolgono lavori stagionali a termine sono inclusi.
- Lavoratori dello spettacolo a termine: Anche per i genitori in questo settore si applica il diritto al congedo parentale.
- Lavoratori iscritti alla gestione separata INPS: Questo include lavoratori a progetto, titolari di assegno di ricerca e collaboratori coordinati e continuativi nella pubblica amministrazione.
- Madri lavoratrici autonome: Queste possono accedere al congedo a condizione di aver versato i contributi nel mese precedente all’inizio del congedo e di astenersi dal lavoro durante il periodo di fruizione.
- Genitori liberi professionisti iscritti alla gestione separata: È richiesta almeno 3 mensilità di contribuzione piena nei 12 mesi precedenti al congedo, con obbligo di astensione dal lavoro durante il periodo di congedo.
Requisiti comuni a tutte le categorie
- Età del bambino: Il congedo parentale può essere fruito fino al compimento dei primi 12 anni di vita del bambino, o fino ai 18 anni in caso di adozione.
- Presentazione della domanda: È necessario inoltrare la domanda con un preavviso di almeno 5 giorni per l’astensione completa, o 48 ore per la fruizione su base oraria.
- Procedura di richiesta: La domanda deve essere presentata sia al datore di lavoro che all’INPS (quest’ultima in modo telematico) per garantire la corretta gestione del congedo.
Quanto dura il congedo
La durata del congedo varia a seconda di diversi fattori, tra cui l’età del bambino, il tipo di contratto di lavoro del genitore e le specifiche esigenze della famiglia.
I genitori possono usufruire di un periodo di assenza dal lavoro, che può estendersi fino a 10 o 11 mesi in casi specifici (come quello del genitore single), per dedicarsi alla cura dei figli nei loro primi 12 anni di vita. L’Inps interviene finanziariamente nei primi 9 mesi di assenza, permettendo ai genitori di ripartire e condividere questo tempo in modo da bilanciare al meglio le esigenze familiari e lavorative.
Vediamo quanto dura il congedo parentale caso per caso, facendo distinzione fra genitori dipendenti e lavoratori autonomi:
- Per entrambi i genitori dipendenti, il congedo parentale dura complessivamente 10 mesi, da spartire tra le due parti. Questo periodo può aumentare fino a 11 mesi, ma solo se il padre lavoratore decide di astenersi dal lavoro per almeno tre mesi (non per forza continuativi);
- La madre dipendente ha diritto a fino 6 mesi di congedo, che fanno parte dei mesi complessivi a disposizione della coppia, da cui vanno scalati. Questo periodo ha inizio a partire dalla fine del periodo di astensione obbligatoria (la maternità), che non è incluso in questo conto;
- Il padre dipendente del bambino ha a sua volta diritto a fino 6 mesi di congedo parentale, anch’essi da scalare dal periodo complessivo di congedo famigliare a disposizione di entrambi i genitori.
Questo limite può aumentare fino a 7 mesi – portando il periodo a disposizione della coppia a 11 mesi, come accennato – ma solo se il padre decide di assentarsi dal lavoro per almeno tre mesi (frazionati o continuativi); - Per i genitori dipendenti soli, il congedo parentale dura fino a 11 mesi;
- Per il genitore lavoratore autonomo, il congedo parentale dura 3 mesi.
Retribuzione e novità per il 2024
Fino al 2023, i genitori avevano diritto soltanto al 30% della retribuzione durante il congedo parentale, una percentuale che spesso limitava la possibilità di sfruttare pienamente questa opportunità. Tuttavia, già con la Legge di Bilancio 2023, si era introdotto un mese di congedo con retribuzione all’80% per uno dei genitori, utilizzabile entro il sesto anno di età del bambino.
Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2024, si assiste a un ulteriore miglioramento: i primi due mesi di congedo sono ora retribuiti all’80% dello stipendio, rispetto al precedente 30%. Di conseguenza, i genitori hanno diritto a nove mesi di congedo indennizzato, con i primi due mesi al 80% e i restanti sette al 30%. È importante notare che queste condizioni sono valide solo per l’anno in corso.
Dal 2025, le percentuali di indennità subiranno nuove modifiche, con un mese al 80%, uno al 60% e i rimanenti sette al 30%.
Va sottolineato che le nuove percentuali si applicano esclusivamente ai genitori che terminano il congedo di maternità o paternità dopo il 31 dicembre 2023 e sono fruibili entro i primi sei anni di vita del bambino. Questa regolamentazione non coinvolge i lavoratori autonomi o i liberi professionisti con partita IVA, essendo specifica per i lavoratori dipendenti, sia del settore privato che pubblico.
Questa misura è disponibile sia per i genitori di nuovi nati che per quelli di bambini adottati o in affidamento e può essere utilizzata da entrambi i genitori.