Ci penso spesso. Capiterà anche a voi. Vi capiterà di sorprendevi a pensare, ad immaginare, cosa sarà di noi, dei nostri bambini, dopo tutto questo.
Dei nostri figli, in special modo quelli piccoli, un po’ dimenticati. Trascurati, in realtà, come sempre, da un sistema che non pensa mai al domani, ma solo all’oggi.
A me piace immaginare il bello e non mi importa se poi rimarrò delusa perché è di ottimismo che in questo periodo abbiamo bisogno, come fosse medicina.
Immagino quando i bambini usciranno e saranno felici più di prima. Saranno grati: dell’aria che potranno respirare, dopo mesi di nasi attaccati ai vetri per vedere com’è fuori; delle corse a perdifiato, di una fila per l’altalena, dopo arrampicamenti domestici, con le urla di mamma e papà; delle facce dei loro coetanei, del loro odore, del loro sudore, dopo tentativi falliti di videochiamate.
I bambini, chiusi in casa, resi quasi immobili da un sistema che giustamente deve proteggere, ma che della protezione dei piccoli non si è mai fatto un cruccio, apprezzeranno tutto. Anche quel solo, unico, biglietto per la giostra dei cavalli, quando mesi prima avrebbero puntato i piedi.
I bambini, lontani dai nonni troppo, troppo a lungo, li abbracceranno con la forza di uno tsunami. Dentro le loro manine ci sarà un carico di amore che nessun poeta sarà in grado di esprimere, ma neanche di registrare.
Noi genitori. Noi saremo grati di tutto. Dobbiamo. Ci faremo andare meglio le cose più sgarrupate, quelle che non combaciano perfettamente con ciò che volevamo o per le quali abbiamo combattuto.
Torneremo a lavoro più felici, con lunedì di cui abbiamo imparato ad avere bisogno.
Gestiremo le attività dei nostri dipendenti, dei collaboratori, pensando che la famiglia non è un accessorio leggero e se la famiglia ha bisogno, il lavoro può diventare più fluido.
I papà, dopo aver capito molto sulla condizione della propria compagna, non si defileranno più, lasciando la mamma sola con bambini urlanti, lavatrici da caricare, pediatri da cui andare.
Le mamme lavoratrici, dopo aver capito cosa voglia dire non staccare mai dai bambini, daranno una pacca sulla spalla a quelle che sono a casa.
Le mamme a tempo, dopo aver vissuto l’apice della loro situazione quotidiana, cominceranno a gestire meglio il proprio carico di lavoro, impareranno a non lamentarsi, ma a concentrarsi sulle cose che non possono trascurare e su quelle che possono delegare.
Ci penso spesso. Capiterà anche a voi. Vi capiterà di sorprendevi a pensare, ad immaginare cosa sarà di noi, dei nostri bambini, dopo tutto questo. Se lo fate, fatelo come faccio io, immaginate solo il bello. Perché è di ottimismo che in questo periodo abbiamo bisogno, come fosse medicina. E magari, a forza di immaginare il bello, lo faremo diventare realtà perché, dopo tutto questo, avremo bisogno di un mondo migliore.