Le classi italiane sono sempre più multietniche. Inevitabile dando un’occhiata alla demografia dello Stivale: il calo delle nascite fa sì che gli scolari di nazionalità italiana siano in diminuzione (si parla di quasi 100mila alunni in un anno), mentre a crescere sono quelli nati da genitori stranieri, in aumento di 11.200 unità.
Ma se è umanamente comprensibile che a primo impatto possa spaventare l’idea di mandare a scuola il proprio figlio in una classe composta in larga parte da bambini che parlano un’altra lingua, che hanno un’altra religione e sono stati educati secondo i dettami di un’altra cultura, allo stesso tempo è vero che ad un’analisi più attenta classi multietniche possono rivelarsi un vantaggio.
Classi multietniche e apprendimento
Partiamo da un dato: secondo il “Centro studi e ricerche Idos”, al 2017 gli alunni di cittadinanza straniera iscritti nelle scuole italiane erano 826mila, all’incirca un decimo dell’intera popolazione scolastica. Basta questo dato per comprendere come la presenza in classe di bambini stranieri sia ormai la regola. Il timore dei genitori è spesso legato al fatto che questo elemento finisca per incidere anche sull’apprendimento del proprio figlio. Si tratta di un falso mito, come attestato dai Test Invalsi, lo strumento per antonomasia per saggiare il livello generale dell’istruzione nelle classi del Belpaese. Le discrepanze nei risultati tra classi più o meno multietniche sono pressoché minimi, e non è raro osservare punteggi più alti in quelle caratterizzate da una maggiore “mescolanza” di culture. Molto dipende dalla capacità della singola scuola e dei suoi insegnanti di varare un piano di apprendimento su misura dell’alunno. Ad esempio: è chiaro che un bambino che non parla bene l’italiano non possa stare al passo con i suoi compagni; sarà dunque dovere dell’istituto prodigarsi per alfabetizzare l’alunno e farlo mettere in pari con gli altri compagni, senza penalizzare il resto del gruppo classe.
Classi multietniche: a beneficiarne è “l’intelligenza sociale”
Un altro aspetto che spesso non viene sottolineato abbastanza quando si parla dei benefici derivanti dall’essere parte di una classe multietnica è che stare a contatto con un gruppo sociale – perché di questo si tratta – composto da varie culture e differenti tradizioni fungerà per i bambini da “palestra”.
Il futuro, come gli scenari demografici confermano, sarà inevitabilmente globalizzato, frastagliato, a misura di cittadini del mondo dotati di quella “intelligenza sociale” che in un contesto simile viene stimolata oltremodo e rappresenta uno dei requisiti più richiesti nel mondo del lavoro.
Ciò non significa, attenzione, negare le difficoltà che a volte l’integrazione richiede, ma vuol dire ammettere che lo scambio può essere positivo per tutti gli attori coinvolti. I docenti che vivono quotidianamente le realtà di classi multietniche raccontano ad esempio che gli alunni stranieri e le loro famiglie sono abituati ad un’idea di scuola che in Italia era presente nel secolo scorso: nutrono cioè profondo rispetto verso questa istituzione e i loro rappresentanti. Meno pregiudizi insomma, anche a noi abbiamo da imparare!