Che il fumo sia uno dei principali fattori di incremento di malattie e morti precoci è ormai certo, ma ad oggi le ricerche e gli studi hanno dimostrato in maniera incontrovertibile anche quanto siano deleteri gli effetti del fumo passivo sulla salute dei più piccoli, in particolare sui figli dei fumatori.
Molte sono le università, europee e americane, che hanno condotto studi accurati circa tutti gli effetti dell’esposizione continua, da parte dei lattanti, al fumo dei genitori, con dei risultati che dovrebbero far riflettere gli adulti.
Fumo passivo e bambini: ecco cosa rischiano
Numerose sono le implicazioni a livello organico e fisico che possono coinvolgere i figli, soprattutto se molto piccoli, di genitori fumatori. Questi bambini, anzitutto, hanno un rischio più elevato di morire prematuramente e di sviluppare, in età infantile, malattie respiratorie anche gravi come asma, polmoniti e bronchiti.
In generale i bambini che respirano fumo passivo sono meno resistenti anche per quanto riguarda l’attacco di virus apparentemente non pericolosi, che causano comunque raffreddore e irritazione alle alte vie respiratorie.
Più allarmanti invece sono i dati che riguardano i possibili effetti a lungo termine, anche in età adulta: uno studio finlandese pubblicato sulla rivista Circulation, ad esempio, ha dimostrato come il fumo passivo aumenti il rischio di formazione di placche carotidee, responsabili di infarti e ictus con il passare degli anni.
Altre patologie correlate sono otiti medie, asma e affaticamento.
Fumo passivo e bambini: i danni indiretti
Ad aggravare ulteriormente il quadro emergono altri effetti che, se pur non rientrino tecnicamente in patologie respiratorie o simili, sono correlati all’esposizione da parte dei bambini al fumo passivo.
L’inalazione delle sostanze tossiche contenute nella sigaretta, infatti, causa un peggioramento delle qualità del sonno e una produzione accentuata del cortisolo, ormone dello stress.
Lo studio è stato condotto dall’Università di Bologna prendendo come cavie dei topi, e i risultati sono stati piuttosto chiari: le madri che inalavano fumo trasmettono le sostanze tossiche della sigaretta ai piccoli, i quali da adulti possono sviluppare le difficoltà sopra elencate.
La validità dello studio è stata confermata dalla rivista Scientific Reports, che lo ha pubblicato con l’intenzione di sensibilizzare le madri a smettere di fumare, quantomeno per tutto il periodo della gravidanza e dei primi mesi di vita del bambino. Giovanna Zoccoli, docente nel dipartimento di scienze biomediche e neuromotorie, ribadisce l’importanza del controllo dei fattori ambientali durante la gravidanza, di cui il fumo rappresenta sicuramente un esempio tra i più importanti. Un semplice gesto che rischia di condizionare la vita dei propri figli anche in maniera permanente.